Sant'Antimo

Sant’Antimo, la dirigente scolastica dice no alle classi in base al censo: la richiesta dei genitori è abolita

Una selezione nelle scuole in base al censo: da Roma a Sant’Antimo la situazione si ripresenta, ma questa volta a chiederlo sono i genitori e il dirigente lo rende noto. Al “Giacomo Leopardi”, istituto comprensivo, il concetto di uguaglianza è stato notevolmente frainteso.

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I genitori degli alunni e  addirittura qualche docente hanno espressamente richiesto alla preside di comporre delle classi in base al censo delle famiglie da cui provengono gli scolari, per poterli “proteggere” dai figli degli operai.

Una situazione del tutto impensabile, costituzionalmente inaccettabile e umanamente improponibile.

Con un post sui social, la dirigente ammette di ascoltare tutte queste lamentele e richieste.                Effettivamente proprio grazie all’attenzione che rivolge a questi genitori può burlarsi anche un po’ di loro dicendo: “Io li ascolto tutti, con educazione e attenzione, notando pattern ricorrenti nel loro linguaggio. ‘Abbiamo paura che i nostri figli prendino cattive abitudini’, dice uno; ‘Vogliamo che i nostri figli seguino le nostre orme’, dice un altro. Ascolto, ascolto e mi rendo conto che il limite della mia pazienza coincide con i limiti nell’uso del congiuntivo dei miei saccenti e classisti interlocutori.”

La cultura, quella vera, genera valori, fame di altra cultura e cultura stessa; quella fittizia, apparente, fine solo ad essere decantata e non trasmessa, genera danni e umiliazioni per gli stessi “auto-stimati acculturati”.

L’occhio di riguardo verso tale situazione è partito, in realtà, da Roma: un caso che ha generato una bufera di polemiche qualche settimana fa quando era stato lo stesso il dirigente a chiedere una suddivisione in base all’estrazione sociale dei ragazzi per i vari plessi. Naturalmente la questione si è placata con la giustificazione che tale non era il criterio di questa decisione, ma piuttosto solo avvicinare alla scuola i ragazzi, posizionandoli nei plessi più vicini ai loro quartieri.

Le istituzioni rispondono:il sottosegretario De Cristofaro, dopo la prima segnalazione romana, ha affermato di averne ricevute altre e a breve sarà a Napoli per incontrare il dirigente dell’istituto di Sant’Antimo e i responsabili dell’Ufficio scolastico regionale. Lancia un appello: ” Una scuola che seleziona distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo d’espressione, ai ricchi toglie la conoscenza delle cose. Vi prego di comunicare perché non mi stancherò di intervenire.”

Se si continuerà cosi, rischieremmo di fare una separazione tra ricchi e poveri nelle classi così come prima degli anni ’60 c’era tra uomini e donne dietro i banchi? Nel ventunesimo secolo è palesemente inaccettabile anche solo una richiesta del genere

L’ipocrisia meglio metterla da parte: ogni genitore cerca il meglio per il figlio, com’è giusto e come ogni figlio merita che sia. Ma chiudere in una bolla di vetro tali bambini non tutela nessuno, anzi crea solo più rischi: il vetro è fragile e il ruolo di un genitore è, infatti, cercare di trasmettere la capacità di vivere con e senza vetro ad un figlio, di aprirgli gli occhi e generare in lui un senso critico che abbia cognizione di causa, far in modo che compia le proprie selezioni e che siano fondate, non di certo come nel caso esposto.

Chi non vive il mondo, non lo conosce, così come chi non lo conosce, non sa vivere. Ma cos’è questo decantato mondo? Nient’altro che un insieme variegato di persone con valori, prima che possibilità, con personalità, prima che con biglietti da visita, con capacità, prima che con raccomandazioni. Solo frequentandolo in tutti i suoi aspetti ci si può sentire soddisfatti e ricchi di cultura.