lavoratori dello spettacolo

Napoli, la protesta dei lavoratori dello spettacolo: “Il lavoro non è un favore”

I lavoratori dello spettacolo protestano a Napoli, dopo un anno dall’inizio dell’incubo coronavirus. Chiedono di riaprire in sicurezza e che si torni a parlare di teatro.

Attori, tecnici, fonici, maschere e altre maestranze del mondo teatrale, riunite sotto la sigla Coordinamento Arte e Spettacolo Campania, sono tornati a far sentire la propria voce a un anno esatto dall’inizio di quest’incubo chiamato Coronavirus. Sono scesi in piazza, davanti al Teatro Mercadante di Napoli, simbolo dell’investimento statale nel settore, così come è successo in altri 25 luoghi di Italia.

La richiesta di un:

“Tavolo interministeriale con il ministero del Lavoro e il Mibact per una riforma totale del settore”,

per evitare che la pandemia lasci ancora abbassato il sipario.

La protesta si è incentrata soprattutto sul ricordo dei colleghi che non ce l’hanno fatta a sopportare la crisi economica. Luca Iervolino, membro del coordinamento e dei SI Cobas Spettacolo, ha dichiarato:

“La condizione dei lavoratori dello spettacolo è molto mal raccontata. Dire che con 5.000 euro all’anno non si campa e che soltanto il 10-15% del settore ha ripreso a lavorare non fa molto effetto. Sarebbe bene ricordare la storia di Adriano Urso, pianista jazz di Roma, che ha dovuto fare il rider per sopravvivere, ed è morto d’infarto sul lavoro spingendo la sua stessa macchina; e di Omar, un compagno del coordinamento Veneto, che a maggio aveva dichiarato che non sarebbe arrivato fino a dicembre, ha poi resistito fino a tre giorni fa, quando è entrato in un capannone e si è sparato un colpo in testa”.

“Il lavoro non è un favore” e “Le briciole aumentano la fame”, ecco gli slogan di protesta. La protesta si è poi spostata a via Cristoforo Colombo, dove alcuni attivisti hanno bloccato la circolazione all’ingresso del Molo Beverello. I rappresentanti della categoria poi, si sono diretti all’Accademia delle Belle Arti per un presidio. Hanno specificato più volte di non chiedere:

“Assolutamente una riapertura tout court nell’immediato, anche e soprattutto per scongiurare il problema della falsa ripartenza che si è verificato a giugno. Nel momento in cui ci fossero delle restrizioni sul pubblico questo andrebbe a discapito dei piccoli e medi teatri. O si apre per tutti o per nessuno, con protocolli di sicurezza adeguati, e nel frattempo dobbiamo non sopravvivere ma vivere dignitosamente”.

La cassa integrazione non arriva puntuale e tutti i lavoratori stanno anche vivendo un malessere psicologico dettato dalla dignità che gli è stata tolta.