NottAllert, la Nuit Debout della Città Metropolitana di Napoli

Dopo l’appello internazionale lanciato dai manifestanti francesi delle “Notti in Piedi”, a Napoli come in numerose città europee dal 15 Maggio si è avviato un movimento dal futuro ancora incerto

di Mario Lupoli – Da Parigi a Napoli, un nuovo movimento sociale sta attraversando l’Europa: Nuit Debout (Notte in piedi). Tutto comincia una sera del 23 Febbraio, quando FAKIR, il giornale satirico diretto da François Ruffin (il regista di Merci Patron!), promuove un incontro alla Camera del Lavoro sulla Loi El Khomri, l’equivalente d’Oltralpe del nostro Jobs Act.
La forte partecipazione è per alcuni una sopresa. E non si ferma. Si inizia a discutere di come mettere in discussione questa legge, non voluta da molti lavoratori e studenti. Serve ora un luogo simbolico per avviare una grande mobilitazione; si sceglie la stessa piazza che ha ospitato il pianto per gli attentati di Novembre: Place de la République. Il 31 Marzo la Piazza, ribattezzata con un pennarello “Place de la Commune”, viene occupata tutta la notte per una grande assemblea in cui parlare, confrontarsi, progettare nuovi percorsi condivisi di cambiamento. E’ Nuit Debout, la “Notte in piedi”. E il calendario, come nella Rivoluzione francese, cambia: Marzo non finisce più, al 31 segue il 32 e così via.
La discussione è aperta, 3 minuti a persona, una moderatrice tiene le redini del confronto. La Piazza diventa un’Assemblea generale, nascono ordini del giorno, commissioni, si inizia a parlare di cambiamento a 360°. Parigi diventa stretta. Nascono “Notti in piedi” in tutta la Francia, Aix-En-Provence, Beauvais, Bordeaux, Épinal, Grenoble e ancora Lione, Marsiglia, Nantes, Tolosa e tante altre.
Il “76 Marzo” (15 Maggio) è il giorno del Global Debout: Notti in Piedi in tutt’Europa. Una sfida che viene accettata da tanti settori della società, sindacati di base, centri sociali, associazioni, singole persone. Si avverte che le questioni hanno ormai sempre una dimensione globale, e vanno affrontate insieme.
“Nuit Debout”, spiega l’Appello internazionale pubblicato a Parigi, “ha fissato come primo obiettivo la creazione di uno spazio di convergenze delle lotte”. La prospettiva è quella che si oppone “alla precarietà, ai diktat dei mercati finanziari, alla distruzione dell’ambiente, alle guerre e al militarismo, al degrado delle nostre condizioni di vita”.
L’alternativa, le risorse da cui partire sono “la solidarietà, la riflessione e l’azione collettiva”. Come il movimento Occupy Wall Street, si rivendica di essere il 99% contro quell’1% che detiene tutte le ricchezze e il potere.
Anche a Napoli quel 76 Marzo chiama a raccolta qualche centinaio di persone nella centralissima Piazza San Domenico per una NotteAllert. Ben riuscita per gli organizzatori, e soprattutto solo l’inizio di un percorso di confronto e mobilitazione per un movimento più ampio. Per le voci critiche non più di poche persone invece, provenienti per lo più da piccoli movimenti già presenti da tempo nella città.
I partecipanti hanno realizzato una “Mappa della precarietà”, raccogliendo storie e opinioni sull’isolamento cui si è indotti dall’organizzazione contemporanea del lavoro e sulle difficoltà di costruire un progetto di vita con esperienze lavorative sempre precarie e incerte. Si sono raccolte firme per i Referendum sociali, si è fatta informazione su tematiche come le occupazione di case sfitte, ci si è confrontati su diritti, movimenti sociali, democrazia dal basso, beni comuni. Un collegamento con Parigi ha connesso la Piazza partenopea con i manifestanti delle altre città. E ancora musica, convivialità, chiacchiere informali, a creare un’occasione anche di riappropriazione di spazi collettivi da vivere assieme.
In Francia, intanto, il governo ha approvato comunque la legge, scatenando durissime proteste sindacali. Il movimento prosegue però le sue attività, anche in direzione di proposte di tipo referendario. Una valutazione degli incontri di Napoli e delle altre città italiane dovrà attendere qualche mese, per vedere se si creeranno effettivamente spazi duraturi di dialogo e di cooperazione, capaci di andare oltre l’ordinario, o se si spegnerà tutto richiudendosi negli steccati delle singole realtà promotrici.