La Croazia ha un motivo in più per credere nel Mondiale: Mario Mandzukic

A 32 anni compiuti, Mandzukic sa ancora essere decisivo sia per la Juventus che per la propria nazionale

Dovrebbero essere tutti così, tutti pronti a dare l’anima per la propria squadra, tutti disposti al lavoro sporco pur sapendo di doverla anche mettere dentro. Pochi calciatori, però, sanno abbinare il sacrificio all’efficacia realizzativa. Uno di questi è sicuramente lui: Mario Mandzukic. Faro capace di reggere da solo il peso del reparto offensivo allorquando agisce da centravanti, instancabile frangiflutti nelle occasioni in cui viene schierato da esterno. Campione dal rendimento costante e uomo irrinunciabile per qualunque allenatore se lo ritrovi in squadra.

UOMO INDISPENSABILE ANCHE PER LA SUA CROAZIA

Nonostante la sua importanza per la Juventus sia un’evidenza ormai conclamata, Mario è anche considerato un vero e proprio eroe nazionale. L’attaccante proveniente da Slavonski Brod è infatti il secondo miglior marcatore di sempre della selezione croata con 31 reti. Meglio di lui, con la maglia a scacchi biancorossi, ha fatto solo Davor Suker con 45 centri. Ieri, grazie alla realizzazione contro la Danimarca, è inoltre diventato il terzo calciatore della Croazia ad aver segnato in più edizioni della Coppa del Mondo e ad essere andato in gol per almeno tre volte nelle fasi finali del Mondiale. Statistiche che testimoniano la grandezza di Mandzukic anche sul palcoscenico internazionale. Con un ariete così, Dalic può puntare seriamente al titolo.

JUVE, TRATTENERLO È OBBLIGATORIO 

A Torino, siamo sicuri stiano osservando con molta attenzione le prove offerte in Russia dal numero 17. Le partite disputate da prima punta dall’ex Bayern sono state più che convincenti: un gol messo a segno e almeno un paio propiziati. Decisivi infatti i suoi movimenti sui corner che hanno fruttato il rigore trasformato da Modric e l’autorete di Etebo contro la Nigeria. Dettagli che non saranno sicuramente sfuggiti a Max Allegri che lo considera indispensabile per la propria squadra. La duttilità è una dote rara e l’allenatore livornese ha saputo apprezzarla. Mario, inoltre, ha sempre ripagato la fiducia riposta in lui con prestazioni di livello e la doppia cifra alla voce “gol stagionali”. Una costante quest’ultima che persiste da 10 stagioni, passate fra HNL, Bundesliga, Liga e Serie A: un dato che, da solo, farebbe rinsavire anche i più scettici.