Siamo forti e ne siamo consapevoli

Chi se lo sarebbe aspettato di uscire con il cruccio dal Parco dei Principi? L’amarezza per una vittoria che poteva definirsi storica e che avrebbe avuto tutt’altro sapore, specie in chiave qualificazione.

Gli scenari che si prospettavano alla vigilia erano di tutt’altro avviso, un’avversario che sembrava insormontabile con le sue stelle che incutevano timore. Una squadra ricca di talenti che difficilmente sarebbe stata possibile da gestire per l’intero arco dei 90 minuti. Non va pressata troppo alta perché rischi le sfuriate in contropiede, con la velocità di Mbappe e la dinamicità di Cavani. Le linee devono risultare serrate per evitare le uscite palla al piede di Neymar e le incursioni di Rabiot. Insomma, più che preparare una partita sembrava di vivere una vera e propria odissea. E invece c’è sempre Mr. Carlo Ancelotti a risolvere le grane più insidiose. Una fusion di padronanza e assidua pazienza, riproponendo la stessa fisicità ammirata contro il Liverpool. Hamsik regna al centro del campo, pulendo e sfornando palloni in quantità industriale (92.4% precisione passaggi) con un maestoso giro palla. Sì, lascia qualche buco per le scorribande di Neymar, ma è assistito in maniera egregia dall’arrembante duo composto da Allan e Fabiàn Ruiz. Se per il primo non ci sono più aggettivi per poterne definire l’essenza e lo stupore, il giovane spagnolo è la vera stella che illumina la serata di Parigi. Eleganza, stile, classe, il virtuoso del centrocampo azzurro, un collante perfetto tra il centrocampo e l’attacco.

Il forcing dei primi 10 minuti della gara dei padroni di casa e il relativo timore dei Partenopei aveva destato qualche perplessità iniziale, ma più i minuti passavano e più il Napoli prendeva possesso delle proprie facoltà e metodiche di gioco. Quando la palla ha iniziato a scorrere con maggiore fluidità, con tocchi veloci e cambi di gioco ecco arrivare la delizia di Lorenzo Insigne, una dolce carezza al pallone che si tramuta nello scavetto perfetto nel battere Areola. Un vantaggio che spiazza il Paris Saint Germain, al punto tale che solo il troppo rispetto e il mancato istinto da killer da parte degli azzurri, non fanno capitolare i parigini e segnare la partita in maniera ancor più netta. Non sarà né il conciliabolo di inizio ripresa, né tantomeno il cambio modulo di Tuchel, a consentire al PSG di trovare il gol del pareggio, bensì uno sfortunato autogol di Mario Rui che impatta negativamente sul traversone basso di Meunier. Il Napoli non si arrende e davanti al rinvigorito furore delle individualità francesi sfodera la magnificenza del suo collettivo: l’audacia e il tempismo di Dries Mertens riportano il vantaggio la squadra di Ancelotti, riuscendo a sfruttare una defaillance difensiva dei padroni di casa con una zampata di pura scaltrezza. Ma chi di spada ferisce di spada perisce, narrava il saggio proverbio, e dopo aver gioito al 90esimo contro il Liverpool, si termina con un nodo alla gola, perché nell’uscire indenni dalle mura amiche ci pensa il magico sinistro di Angel Di Maria, il quale estrae il coniglio dal cilindro con un tiro a giro che si infila sul lontano lato destro della porta dell’incolpevole Ospina.

Immensi fino alla fine, con la crescita e la maturità di tanti calciatori che la scorsa stagione la magia di questa meravigliosa competizione che è Champions la potevano vedere solo seduti dalla propria panchina. Il Napoli sta andando oltre ogni aspettativa, decifrando il nome della sua rivale diretta proprio nel Paris Saint Germain. Sì, perché adesso, dopo i deprimente commenti proferiti al sorteggio di Montecarlo, gli azzurri possono esclamare a gran voce la possibilità di giocarsi la qualificazione.

Lo spartiacque passa per il San Paolo, il nostro Regno. Tra due settimane comincerà il giro di boa, e per continuare a sognare avremo bisogno di un catino impenetrabile e della sua suadente follia.