Omicidi Camorra Grumo Nevano Sant'Antimo

Omicidi di Camorra a Sant’Antimo e Grumo Nevano nel 2004 e 2014, arrestati killer e mandati

Due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea sono state eseguite dai Carabinieri del Ros di Napoli e del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna e dalla Squadra Mobile di Napoli in relazione a tre omicidi avvenuti nei comuni a nord di Napoli tra il 2004 e il 2014. Una prima ordinanza costituisce lo sviluppo di quella eseguita nel settembre dello scorso anno nei confronti di Michele Puzio, in quanto gravemente indiziato per il reato di concorso nell’omicidio di Immacolata Capone, uccisa a Sant’Antimo il 17 marzo 2004.

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La vittima, all’epoca, svolgeva l’attività di imprenditrice nel campo del movimento terra nei comuni di Casoria ed Afragola. Puzio, da febbraio di quest’anno collaboratore di giustizia, ha confessato la sua partecipazione al delitto e, a seguito di quanto da lui riferito, il gip ha ritenuto l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza per il concorso materiale o morale nell’omicidio nei confronti di altri appartenenti alla criminalità organizzata dell’area nord di Napoli.

Dalle ulteriori indagini è risultato confermato il movente di «punire» la donna perché ritenuta mandante dell’omicidio del marito Giorgio Salierno, a sua volta fiduciario dei vertici dell’organizzazione criminale, e al fine di impedire il rafforzamento dei legami economici fra l’attività imprenditoriale facente capo a Immacolata Capone e altre organizzazioni criminali.

La seconda ordinanza riguarda l’omicidio di Aniello Ambrosio, anch’egli ritenuto appartenente ai clan della zona, il cui corpo carbonizzato fu ritrovato il 21 febbraio 2014 in un’auto nelle campagne di Grumo Nevano. Due giorni prima erano stati trovati in circostanze simili i cadaveri di Vincenzo Montino e Ciro Scarpa. Il collaboratore di giustizia Antonio Attanasio si è dichiarato autore materiale dell’omicidio e dai racconti suoi e di Puzio sono emersi gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Francesco Pezzella quale mandante dell’omicidio e di Nicola Luongo (già condannato per l’omicidio di Felice Napolitano ucciso a Roccarainola nel 2003) quale compartecipe materiale. Secondo quanto ricostruito, si sarebbe trattato di un omicidio per vendetta in quanto Ambrosio era ritenuto compartecipe dell’omicidio di Mario Pezzella, fratello di Francesco.

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