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Due lockdown e il Decreto Ristoro piegano il gioco: cosa succederà senza riordino?

 

Un nuovo lockdown, impronosticabile solo qualche tempo fa, non moltissimo, ed oggi di nuovo realtà. Il mondo del gioco pubblico italiano ripiomba in un incubo, solo parzialmente superato tra giugno e settembre, e si riscopre solo. Vale a dire senza alcuna tutela regionale, e nazionale. Dal punto di vista normativo, come sempre. Anche sul nuovo Decreto “Ristori”, varato dal governo come misura straordinaria per far fronte all’emergenza.

Nessuno sarebbe stato lasciato solo, aveva assicurato Giuseppe Conte. Vale a dire tutti dentro. Eppure qualche eccezione c’è: gli operatori di gioco mancano dalle liste dei codici Ateco presenti nel Decreto Ristori. Vittime inconsapevoli di una dimenticanza tecnica del governo. Vengono escluse dunque tutte le imprese di gestori di apparecchi da intrattenimento. Le sale gioco, ivi comprese. Il Decreto è eloquente in questo senso: il contributo viene riconosciuto a fondo perduto solo a quanti svolgono attività legate a codici Ateco. Tutte quelle che, vittime dei limiti e delle restrizioni, si sono dovute fermare. Tra questi presenti anche gli operatori di raccolta di giochi pubblici, come è noto parecchio colpiti dalle misure restrittive in vigore. Il codice Ateco 92.00.02 non è presente: è difatti questo il codice identificativo delle imprese di gestione e noleggio di apparecchi.

Due lockdown hanno mandato ai minimi storici questa categoria, senza lasciare molto spazio di manovra: ora è tempo di muoversi. L’hanno fatto già le associazioni di settore, segnalando una autentica anomalia, ritenuta fin troppo discriminatoria, soprattutto per gli impiegati. Cercando una via d’uscita per uscire dai cavilli del Decreto. Una palla quantomai calda nelle mani del Governo, chiamato ad uscire dal tunnel dell’indifferenza e far fronte ad istanze che chiedono risposta. Non è un segreto, peraltro, che altre e nuove restrizioni potrebbero arrivare nel prossimo futuro. Proponendo di nuovo lo scenario visto in Primavera.

Cambia poco che la colpa sia del Governo o degli Enti Locali. I casi di Lombardia e Umbria, in questo senso, sono indicativi: le prime misure hanno riguardato soprattutto l’interruzione delle attività di gioco. Lo sconforto nel settore è ai massimi livelli, l’unico segnale positivo in questo caso arriva dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Il direttore Marcello Minenna ha tenuto fede alla promessa fatta in tempi non sospetti: ha depositato infatti il programma ufficiale per il riordino del settore, chiedendo una delega all’Esecutivo per operare verso una riforma complessiva della filiera. L’unica, ed ultima ancora di salvezza per il mondo del gioco. Ma potrebbe essere già troppo tardi.