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Maxi frode da oltre 27 milioni di euro: 6 arresti

Napoli – Una maxi frode ai danni dell’Erario. E’ la scoperta della Guardia di Finanza, che ha portato all’arresto di 6 persone, finite tutte ai domiciliari. Sequestrati beni per oltre 27 milioni di euro.

Nella giornata di ieri, 180 militari della Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, hanno eseguito tra Campania, Puglia e numerose altre regioni del territorio nazionale, un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali, emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica Partenopea, nei confronti di 6 soggetti, gravemente indiziati di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale. Il danno provocato all’Erario ammonta a 27 milioni di euro.

Dalle segnalazioni dell’Agenzia delle Entrate di Napoli, si è passati ai successivi approfondimenti delegati dalla Sezione Criminalità Economica della Procura di Napoli agli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli, che hanno condotto alla ricostruzione del presunto sodalizio criminale, composto da professionisti, affaristi, mediatori e prestanome, artefici di un sistema fraudolento di indebite compensazioni. Sono 93 in totale, le persone finite nei guai nell’ambito dell’operazione.

L’associazione per delinquere era capeggiata da un commercialista e un imprenditore napoletani, entrambi gravati da plurimi precedenti di reati tributari, che si avvalevano di 4 fiscalisti. Le 6 persone, che sono state sottoposte agli arresti domiciliari sono: il commercialista Luigi Faenza 67enne di Bagnoli, l’imprenditore Roberto Coppola 55enne di Ponticelli e i fiscalisti Claudio Di Cristoforo 57enne di Bacoli, Maurizio Le Donne 58enne di Piazza Nazionale, Michele Sorbo 70enne di Casapulla e Savino Selvarolo 59enne di Andria.

Il sodalizio si sarebbe reso protagonista di un ampio fenomeno di evasione che prevedeva, in primis, la creazione di falsi crediti IVA in capo a società “cantiere”, amministrate da compiacenti prestanome. Quei crediti, venivano riportati delle dichiarazioni IVA e muniti del visto di conformità da parte di consulenti fiscali compiacenti; in molti casi sono stati anche ceduti per essere utilizzati in compensazione anche da parte di altre società al di fuori dell’organizzazione. Tale prassi, ora vietata dalla legge, veniva realizzata mediante il ricorso all’istituto all’accollo tributario o della cessione del credito fiscale da parte di società che esponevano, nelle loro dichiarazioni, crediti IVA a beneficio di contribuenti terzi che li utilizzavano in compensazione. La vendita dei crediti inesistenti ad altri contribuenti avveniva attraverso una ramificata rete di affaristi e procacciatori, che proponevano l’acquisto degli stessi in compensazione tramite il pagamento di una somma variabile, a seconda dell’importo dei crediti, fino al 70% del valore nominale. Il fenomeno illecito avrebbe interessato 27 società “cantiere” attestanti in crediti IVA inesistenti e una fitta rete di affaristi, consulenti fiscali e intermediari riconducibili al sodalizio indagato, che avrebbero avuto l’incarico di procacciare le società e i contribuenti risultati beneficiari delle indebite compensazioni, nei periodi 2016, 2017 e 2018, per oltre 27 milioni di euro. Oltre alle 6 misure degli arresti domiciliari, è stato eseguito un sequestro preventivo di beni per un valore di 27 milioni di euro a carico di 62 tra società e contribuenti utilizzatori dei crediti IVA inesistenti; e la denuncia per il reato di indebite compensazioni per 93 persone.