Consulta Referendum

Consulta, otto referendum al vaglio: inammissibile referendum sull’eutanasia e cannabis

La Corte costituzionale si è riunita, nella giornata di ieri, in camera di consiglio per decidere sull’ammissibilità di 8 quesiti referendari.

La Corte ha dichiarato inammissibile il referendum sull’eutanasia, primo degli otto quesiti presi in esame.

L’Ufficio stampa ha spiegato che la Corte costituzionale ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché “a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili. La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni”.

Per Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, la bocciatura “è una brutta notizia per la democrazia nel nostro paese, sarebbe stato una grande occasione su un tema che tocca la società italiane, e soprattutto le persone che saranno costrette ad attendere ancora molto tempo. Ma la battaglia per l’eutanasia legale non si ferma, useremo ogni strumento per noi utile per arrivare a un diritto umano e civile che deve essere conquistato dal nostro paese. Il referendum sarebbe stata la strada più utile ma lo faremo lo stesso”.

Preso in esame anche il referendum sulla depenalizzazione della coltivazione della cannabis: anche quest’ultimo è stato dichiarato dalla Corte costituzionale inammissibile.

Il referendum intendeva togliere dal circuito penale chi coltiva per uso personale la cannabis, ma intendeva continuare a considerare illegale lo spaccio, la fabbricazione, l’estrazione e la raffinazione di stupefacenti. Inoltre si proponeva di eliminare la sospensione della patente come sanzione amministrativa per chi detiene una piccola quantità di cannabis per uso personale, ma la guida sotto effetto di Thc sarà ancora sanzionata penalmente.

I quesiti dichiarati ammissibili, invece, hanno riguardato l’abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità previste dalla legge Severino, la limitazione delle misure cautelari, la separazione delle carriere dei magistrati e l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm.

La Corte Costituzionale, dunque, ha giudicato ammissibile quattro dei sei quesiti referendari sulla giustizia. I cittadini saranno chiamati a votare sì o no in una data tra il 15 aprile e il 15 giugno. Manca ancora un pronunciamento sulle valutazioni sulla professionalità dei magistrati e la responsabilità dei giudici.

Dodecà Casoria