Ecco tutte le news dal centro-destra. Meloni “Le nostre regole hanno sempre funzionato, perche’ cambiarle ora?”

di Biagio Fusco – La Giorgina nazionale di certo non le ha mandate a riferire, né ha esitato troppo prima di fissare le regole di ingaggio del confronto politico che, salvo sorprese dell’ultima ora, la porterà a siglare l’ennesimo accordo con gli alleati di sempre, quelli storici dell’area di centro – destra. E lo fa con perentoria ed energica determinazione quando chiarisce a Salvini e Berlusconi: ” Le nostre regole hanno sempre funzionato, perché cambiarle ora ?Se non dovessimo riuscire a metterci d’accordo sul nodo della premiership nel centrodestra non avrebbe senso andare al governo insieme “.

Ha le idee chiare la Meloni anche sui vari punti del programma elettorale, tra cui spicca quel già noto progetto di trasformare l’Italia in una Repubblica presidenziale; esternazioni, queste, che comunque destano non pochi timori e preoccupazioni, tanto da lasciar trapelare l’intenzione all’interno del Partito Popolare Europeo di sponsorizzare la candidatura a premier del più moderato e democratico forzista Antonio Tajani, agevolato nella proposta dall’orientamento della stampa estera, in particolare di quella statunitense che dalle colonne del New York Times si lascia andare a qualche riferimento nemmeno tanto implicito alla presenza di nostalgici del ventennio fascista nel partito di Fratelli d’Italia.

Tutto ciò ha spinto la Meloni, con l’evidente obiettivo di allontanare da sé ogni possibile minaccia alle proprio aspirazioni di governo, a precisare: “ Confido che si vorranno confermare, anche per ragioni di tempo, regole che nel centrodestra hanno sempre funzionato, che noi abbiamo sempre rispettato e che non si capisce per quali ragioni dovrebbero cambiare oggi ” . Intanto, non si fanno attendere le repliche dei leaders con i quali condividerà un posto in coalizione nella prossima corsa elettorale, primo fra tutti Matteo Salvini il quale, sicuro e grato di accaparrarsi il seggio da Ministro dell’Interno nella futura compagine di governo di centro – destra (liberale) apprezzato l’enorme divario che separa almeno nei sondaggi FDI da FI e Lega, stempera così: ” Lasciamo a sinistra divisioni e litigi. Chi avrà un voto in più deciderà il capo del governo “.

Gli eurodeputati di Ncd-Udc - Il Sole 24 OREAd ogni modo, i capi della costituenda coalizione Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Antonio Tajani, Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa si sono dati appuntamento a brevissimo per discutere alla Camera di temi di “ forte sensibilità politica “, tra cui la suddivisione dei collegi elettorali e la scelta della premiership, rispetto alla quale il leader di Forza Italia aveva timidamente avanzato l’opzione di demandare tale prerogativa ai coloro che risulteranno eletti nei tre partiti. Immediatamente gli hanno però fatto eco le parole di ferma opposizione della Meloni che rivendica una vecchia regola in vigore nel centro destra italiano, decisa tra l’altro dopo un lungo vertice tenutosi proprio a palazzo Grazioli nel 2018, che vuole il riconoscimento della facoltà al partito della coalizione che raccoglierà più consensi in assoluto dagli italiani. Ma la Meloni non le risparmia a nessuno, rivelando un singolare spirito di agguerrita competitività, e dunque ne ha anche per il centro sinistra allorchè con accuse al vetriolo chiosa in questa mnaniera: “ E penso anche che la sinistra abbia bisogno di inventare una macchina del fango contro di noi perché non può dire niente di concreto e di vero. Noi non abbiamo bisogno di inventare una macchina del fango contro di loro perché possiamo banalmente raccontare i disastri che hanno prodotto in Italia negli ultimi dieci anni al governo “.

E nel mentre montano e si infiammano polemiche e diatribe di palazzo, all’ombra di manovre da escogitare per cercare un solido traino elettorale, prosegue l’emorragia che ha colpito il partito di Forza Italia, al cui interno con un flusso inarrestabile si consuma su scala ULTIM'ORA Governo – I ministri Gelmini e Brunetta lasciano Forza Italia | TG24.infonazionale una diaspora di deputati, senatori, ministri, assessori regionali. Dopo gli addii pesantissimi dei ministri Gelmini e Brunetta, seguono le perdite dei senatori Cangini e Coon, ai quali si uniscono le deputate Baroni e Versace. In Lombardia è andato via senza nemmeno salutare Alessandro Mattinzoli, assessore regionale alla Casa. Tutti quanti hanno stigmatizzato e preso le distanze da quella scellerata decisione di non votare la fiducia all’esecutivo, garantendo però il numero legale alla seduta parlamentare affinchè non venisse rinviata la conseguente votazione dalla quale sono poi scaturite le dimissioni di Draghi. Il comportamento ha avuto per tutti costoro l’innegabile ed insostenibile sapore del tradimento politico e dell’inciucio meschino utile a scalzare il premier per correre alle urne e mettere le mani sul potere in un frangente storicamente drammatico, connotato dagli effetti del periodo post pandemia, dall’inflazione vertiginosamente in salita tanto da impoverire il Paese e dissolvere il potere d’acquisto delle famiglie, infine dal conflitto russo – ucraino che affligge l’Europa ed il mondo intero. Tutto ciò sfacciatamente nel rispetto (almeno formale) delle regole costituzionali, ma senza una attenta considerazione della sostanza dei principi che animano la nostra suprema Carta.