Il partito unico del Terzo Polo, Si o No?

di Gianluca Gautieri – La data di svolta sarà il 27 febbraio, giorno del vertice chiave Azione-Italia Viva che ci darà informazioni sulla pianificazione del partito unico. Delle divergenze si erano annodate negli ultimi giorni, partite dalle dichiarazioni di Calenda. “Io voglio fare il partito subito e Renzi lo vuole fare più tardi, dopo le europee, ma per me non ci arriviamo, si deve fare prima”. Italia Viva non tergiversa e replica con i portavoce nazionali Ciro Buonajuto e Alessia Cappello. “Renzi ha detto, sia privatamente a Calenda che pubblicamente, che siamo pronti a fare il partito unico anche subito. Il problema non è il se, né il quando. Ma il come”


Spaccatura nel Terzo Polo? Non proprio. Trattasi di naturali divergenze alla vigilia della pianificazione di un progetto politico molto complesso e ambizioso. L’unione di due partiti che denotano anche giuste differenze è un bel nodo da sciogliere, soprattutto a livello locale. Complicato, ma non impossibile. Perché restare divisi, quando le idee sono sì diverse, ma compatibili?


Una forza di centro liberale, riformista, popolare, progressista. È questa l’idea alla base del piano di Calenda e Renzi, che tenteranno di presentare una proposta politica moderata che, in Italia, manca dai tempi della DC, ma a cui appartiene una porzione di elettorato che non può essere in minoranza, alla luce dell’egemonia del partito cattolico durante la Prima Repubblica.


Il punto focale del progetto sono però i due leader, Renzi e Calenda, la cui unione sotto un’unica organizzazione politica, permetterebbe a quest’ultima di alienarsi dal concetto di “partito personalizzato”. Per capirci, non avremmo il partito di Renzi o di Calenda, bensì, il partito dei liberaldemocratici.


Le personalità saranno all’altezza di questa proposta?