“Torno a casa con il ventre vuoto e una bara”

Le cause sono ancora da accertare, ma Giulia Capricano, la mamma che ha perso la figlia appena nata a Villa Betania, ha pubblicato un post Facebook in cui chiede giustizia per la sua Camilla. Sotto accusa per la donna, ancora sconvolta per la perdita, i ritardi nell’eseguire il taglio cesareo per far nascere la piccola. Un post pieno di rabbia e dolore, una stato d’animo che probabilmente non possiamo nemmeno immaginare. Sulla vicenda è stata aperta una indagine per un presunto ritardo per il cesareo. La clinica Villa Betania si è espressa in una semplice nota: “Grande dolore ma sono state applicate le linee guida”.

Le parole della mamma sui social

“Oggi torno a casa, con il ventre vuoto ,una cicatrice ed una bara. La mia casa sa di rosa, i cassetti sono pieni delle sue cose che non saranno mai indossate .Ho rotto le acque, una cosa fisiologica si sa a 38 settimane, corro a all’ospedale BETANIA, i dolori non sono arrivati. Il Parto è stato indotto il mattino seguente ma,qualcosa è andato storto, il battito della mia bambina decelerava Io ero in ipertono uterino. Potevo morire con lei, ed una mamma sa cosa ho pensato. Tanti tanti ostacoli al parto naturale. Mi è stato detto ‘sofferenza fetale è un parolone’ Nonostante queste parole ho stretto a me una bimba col cuore caldo ed il cervello spento. Distacco di placenta improvviso. IMPROVVISO. Quello del medico non è un lavoro che si improvvisa, sono stata incisa 24 ore dopo la rottura delle acque, sono stata abbandonata alla speranza che i dolori incalzassero e il battito della bambina di stabilizzasse. È stata per me una violenza. Tutto per un maledetto parto naturale. Sacco rotto Ipertono uterino battito della bimba decelerato. Utero chiuso.

Quanto ancora deve essere complicato un parto per decidere di intervenire? E invece no aspettiamo di non sentire più il battito, qualcosa non va.. È troppo tardi, la morte cerebrale della mia bimba è sentenziata ma il suo cuore e forte, resiste, si aggrappa alla vita, al mio petto. Cami muore 24 ore dopo l’intervento. Siamo nati e morti con lei. Il dolore è inspiegabile ma non mi fermerò mai, esigo giustizia. Lotterò affinché la sua morte non sia stata vana. Affinché nessuna donna e nessun bambino vengano trattati in questo modo, affinché nessun papà stringa a se la sua bimba morta senza neanche capire cosa sia successo. Te lo prometto amore mio“.