Stop al body-shaming

Sembra essere un significativo cambiamento quello avvenuto a New York, la città che i turisti chiamano “la grande mela”. L’assemblea cittadina di New York, con un’ampia maggioranza di 44 voti a favore e 5 contrari, ha approvato una norma anti body shaming. È tra le prime città degli Stati Uniti a farlo, in un Paese dove oltre il 40% degli abitanti è tecnicamente oltre la soglia dell’obesità. Pre infatti che lì, le persone obese siano spesso insultate non solo in maniera verbale, ma anche meno retribuite sul piano lavoro e “impedite” a svolgere determinate funzioni. La legge dovrebbe essere ufficialmente confermata a fine mese da Eric Adams, sindaco democratico.

Molti sperano che quello di New York sia un primo passo verso il benessere cittadino. Magari, che spinga anche Washington e San Francisco a creare leggi a tutela delle perone obese. Il Michigan, invece, ha vietato le discriminazioni sul posto di lavoro a causa del peso già nel 1976. Il consigliere comunale di New York, Shaun Abreu, promotore del provvedimento, ha dichiarato: “La discriminazione legata al peso è un fardello silenzioso che le persone hanno dovuto portare. Le persone in sovrappeso vengono discriminate senza appello e la società dice che va benissimo così”. Abreu ha spiegato che a fargli prendere maggiore coscienza del trattamento riservato alle persone obese. Pare di fatto che durante la pandemia di Coronavirus, sia ingrassato di quasi 20 chili. Ha così realizzato di aver notato un cambiamento nel modo in cui veniva trattato dagli altri. I repubblicano, Joseph Borelli, ha invece espresso preoccupazione: “Temo che la legge autorizzi i newyorkesi a citare in giudizio chiunque e tutto”.