Giudici annullano l’atto di nascita del figlio di una coppia gay

‘Su trascrizioni figli di 3 coppie donne serve altra procedura’

Il Tribunale di Milano ha annullato la trascrizione dell’atto di nascita del figlio di una coppia di uomini nato con la maternità surrogata. Mentre ha stabilito che per chiedere l’annullamento della trascrizione dei riconoscimenti dei figli di tre coppie di donne, nati all’estero con procreazione assistita, serve un altro “procedimento” di “rimozione dello stato di figlio”.

Lo ha deciso il Tribunale civile, al quale la Procura milanese aveva chiesto di annullare, sulla base della sentenza della Cassazione dello scorso dicembre, le registrazioni all’anagrafe del Comune di Milano dei figli di quattro coppie omogenitoriali.

Il Tribunale di Milano, si legge in un comunicato che riporta i motivi delle decisione, era stato “chiamato a decidere su 4 impugnazioni proposte dalla Procura della Repubblica”.

In sostanza, il pm Rossana Guareschi del dipartimento guidato dall’aggiunto Letizia Mannella aveva chiesto di cancellare le registrazioni di quelle trascrizioni e iscrizioni effettuate dal Comune dopo il deposito del verdetto della Suprema Corte, sulla base del quale anche la Prefettura, lo scorso marzo, aveva inoltrato una circolare relativa all’interruzione della registrazione dei figli di coppie omogenitoriali e proprio alla luce delle “impugnative” avviate dalla Procura a febbraio. “In un procedimento – chiariscono i giudici – è stato chiesto l’annullamento della trascrizione dell’atto di nascita, riportante l’indicazione sia del genitore biologico sia del genitore intenzionale, relativo a un minore nato all’estero da due cittadini italiani, coppia omogenitoriale, con gestazione per altri/maternità surrogata”.

Negli altri tre procedimenti è stato invece chiesto “l’annullamento della trascrizione del riconoscimento del figlio effettuato davanti all’ufficiale dello Stato Civile dalle madri intenzionali e successivamente trascritto a margine dell’atto di nascita dei minori già precedentemente riconosciuti dalla madre biologica: si tratta di coppie omogenitoriali femminili che hanno fatto ricorso, all’estero, alla tecnica della Procreazione Medicalmente Assistita”. Tutti i ricorsi sono stati promossi “dalla Procura della Repubblica con il procedimento di cui all’art. 95 del DPR 396/2000, che prevede la possibilità di rettificazione degli atti dello Stato Civile ossia con il procedimento diretto ad eliminare una difformità tra la situazione di fatto, qual è o dovrebbe essere nella realtà secondo la previsione di legge e quale risulta dall’atto dello Stato Civile, per un vizio comunque da chiunque originato nel procedimento di formazione dell’atto stesso”. In tutti i procedimenti, spiega ancora il Tribunale, “è intervenuto il Ministero dell’Interno rappresentato dall’Avvocatura distrettuale dello Stato di Milano, che ha aderito al ricorso del pm”.

Giudici Milano, non possiamo rettificare riconoscimenti figli Il Tribunale di Milano ha ritenuto “inammissibile il procedimento di rettificazione degli atti dello Stato Civile utilizzato dalla Procura della Repubblica per chiedere l’annullamento della trascrizione dell’atto di riconoscimento del figlio, già riconosciuto dalla madre biologica, da parte della madre intenzionale”. Lo spiegano in una nota, che riassume l’esito e il contenuto delle decisioni, il presidente facente funzione Fabio Roia e il presidente dell’ottava sezione civile Giovanni Battista Rollero, a proposito, in particolare, della decisione sul caso dei figli di tre coppie di donne nati all’estero con procreazione assistita. “Il Collegio, fatta una puntuale disamina della natura dell’atto di riconoscimento e dei suoi effetti, ha ritenuto che l’annullamento della trascrizione del riconoscimento non possa essere realizzato attraverso il procedimento di rettificazione – scrivono i giudici – ma che sia invece necessaria l’istaurazione di una vera e propria azione volta alla rimozione dello stato di figlio”. L’ufficiale dello Stato Civile “può, infatti, rifiutare di accettare una dichiarazione di riconoscimento del figlio, ma una volta che la dichiarazione sia stata accettata, anche se per compiacenza, per errore o in violazione di legge, e sia stata annotata in calce all’atto di nascita del minore, il riconoscimento effettuato non potrà essere contestato e quindi rimosso attraverso una rettificazione, ma sarà necessario ricorrere al modello di tutela che il nostro ordinamento prevede per rimozione dello status di figlio (impugnazione del riconoscimento per difetto di veridicità, disconoscimento di paternità, contestazione di stato)”. Ovvero “un procedimento svolto secondo le forme e con la pienezza di garanzie del procedimento contenzioso di cognizione e con la specifica garanzia della nomina di un curatore speciale del minore onde tutelare il relativo interesse nell’ambito della procedura”.
Se un “Ufficiale dello Stato Civile” ha “ritenuto di poter ricevere la dichiarazione della parte interessata – spiegano i giudici -, non ritenendola in contrasto con il nostro ordinamento e abbia consentito la trascrizione nell’atto, i suoi effetti non potranno non prodursi e l’eliminazione della validità-efficacia della dichiarazione resa non potrà non avvenire se non con gli strumenti ordinari, ossia con le previste azioni di stato”. I giudici nelle 11 pagine del provvedimento, citando diverse sentenze della Cassazione, chiariscono che “lo status di figlio è infatti provato dal suo atto di nascita ove il riconoscimento è trascritto e non potrà essere superato se non da un accertamento di grado superiore”. In questo caso, tra l’altro, spiega il Tribunale, non si discute di “un errore di diritto” o di una “violazione di legge”.

La gioia delle madri
Hanno “pianto di felicità”, perché sono “molto contente per quello che hanno deciso i giudici”, sono “una famiglia come tutte le altre”. Così il legale Michele Giarratano ha descritto come la coppia di madri 30enni, che l’avvocato ha assistito in uno dei quattro procedimenti che erano in corso davanti al Tribunale di Milano, ha accolto la decisione dei giudici. Giudici che hanno dichiarato “inammissibile” il ricorso della Procura milanese, che chiedeva l’annullamento della trascrizione dell’atto di riconoscimento del figlio. Il bimbo è nato lo scorso novembre con procreazione assistita in Spagna.
L’avvocato Giarratano ha chiarito che l’eventuale strada della “rimozione dello stato di figlio”, che indicano i giudici come possibilità per arrivare ad annullare il riconoscimento, non è un procedimento “che può essere attivato dalla Procura”. E’ un’azione “percorribile solo da chi abbia un interesse riconosciuto, come un genitore, un parente”. La Procura, invece, in teoria potrebbe ricorrere sulle decisioni prese dal Tribunale milanese sui quattro procedimenti distinti relativi ai figli di coppie omogenitoriali.

Legale coppia donne, giudici confermano la nostra linea Il Tribunale di Milano “conferma quello che come giuristi esperti in queste tematiche sostenevamo già da tempo: la genitorialità di un minore, in base ai principi del nostro ordinamento, non si può cancellare con un colpo di spugna come pretende il governo e come pretendono di fare alcune procure, ma serve un’azione di stato che ha modalità e termini molto stringenti. Sono sicuro che anche il Tribunale di Padova confermerà questa strada e saranno respinti tutti e 33 i ricorsi illegittimamente presentati dalla Procura della città veneta”. Lo spiega l’avvocato Michele Giarratano, legale di una delle tre coppie di donne.

Sala, le coppie Lgbtq+ chiedono risposte su riconoscimento dei figli  “Le famiglie omogenitoriali e i loro avvocati continuano a reiterare la proposta e la necessità di un riconoscimento. Ora la materia è in divenire, la ministra Roccella ha fatto delle aperture sul fatto che coloro che hanno già avuto la registrazione possano avere una sanatoria. Questo non accontenta le famiglie”. Lo ha detto stamani il sindaco di Milano Giuseppe Sala in merito al riconoscimento dei figli delle coppie dello stesso sesso. “Ne voglio parlare con il prefetto di Milano in questi giorni – ha aggiunto a margine della cerimonia militare per il 249mo anniversario della Guardia di Finanza – Abbiamo le famiglie che ci chiedono risposte. Milano in se non può fare nulla ma può essere propositiva”.