Fridays for Future a Napoli: ottima partecipazione, ma quale futuro per il movimento ambientalista?

Si è mosso stamattina dalle ore 09:00 a Piazza Garibaldi a Napoli il corteo degli studenti e studentesse contro il cambiamento climatico. Il Global Strike di Fridays for Future, apre una nuova stagione di mobilitazioni da parte del movimento ambientalista. Collettivi, sindacati studenteschi, associazioni e realtà del territorio hanno sfilato lungo le strade lanciando slogan, cantando e ballando, schierandosi ancora una volta, per un futuro più sostenibile. Anche l’azione organizzata dall’Unione degli Studenti, con le mani in alto tinte di verde è stata suggestiva e ha rappresentato un momento importante della manifestazione.

Ma la vera questione da porsi sull’intero movimento ambientalista riguarda il suo futuro. Nel corso degli anni, in parte giustamente, il Global Strike ha perso il suo potere aggregativo. Complice il Covid-19, le cifre raggiunte nel 2019 restano un record difficilmente ripetibile e anche molte delle piazze che erano nate e si erano attivate in diversi territori, hanno smesso di scendere in piazza.

Le motivazioni principali sono, all’atto pratico, almeno 2: la prima, riguarda l’inefficienza pratica di questi scioperi; la seconda è riferita alle prospettive che il movimento (non) offre.

Andando in ordine, la totale mancanza di politicità del Fridays for Future ha probabilmente evitato che delle proposte effettive e programmatiche venissero proposte, contrattate e, nel caso più ottimista, adottate. Questo ha portato gli studenti e le studentesse a rendersi conto man mano che gridare nelle piazze il proprio dissenso e la propria paura per il cambiamento climatico non è bastato, perché nessuna conquista, seppur minima, è stata effettivamente raggiunta in seguito ai cortei.

Per quanto riguarda la prospettiva futura, essa risulta essere abbastanza confusa e non inquadrabile in nessun progetto che possa avere dei riscontri nella vita politica del Paese.

In definitiva, la questione appare chiara: la questione climatica non è solo climatica. E non si può credere di ottenere passi in avanti parlando solo del clima. L’ambientalismo offre molti ambiti di manovra: è legato all’abusivismo edilizio, quindi lotta a corruzione e criminalità organizzata; è legato alle abitudini delle persone, dunque mobilità, alimentazione, abbigliamento; è connesso alla viabilità, all’architettura delle città; è dipendente dalla ricerca scientifica e tecnica, che può offrire alternative meno inquinanti.

Questi semplici, e se vogliamo banali, collegamenti tra il cambiamento climatico e le sue cause sono la base da cui dovrebbe ripartire il movimento ambientalista, per impegnarsi in delle vertenze che siano interconnesse con gli altri aspetti della società; per impiegare le restanti (e comunque ingenti) risorse umane che supportano questa causa verso un attivismo trasversale.