La morte tragica di Davide Jovanovic, un giovane di soli 22 anni folgorato lo scorso 29 febbraio, ha suscitato indignazione e dispiacere nella comunità di Napoli. Ancora più sconcertante è stato il fatto che, a causa di complicazioni burocratiche, il suo corpo è rimasto senza sepoltura per due settimane.
Nato e cresciuto a Napoli, Jovanovic era diventato cittadino italiano solo due anni prima del suo tragico incidente. Tuttavia, nonostante avesse acquisito la cittadinanza, non era riuscito ad ottenere la residenza a causa di ostacoli burocratici legati al cosiddetto Decreto Lupi.
La sua morte, avvenuta all’interno del campo rom di Cupa Perillo, ha sollevato interrogativi sulla situazione dei Rom in Italia e sulla necessità di affrontare le sfide che queste comunità affrontano quotidianamente, tra cui la povertà e l’abbandono.
La sua bara è rimasta in un limbo burocratico fino a quando il Comune di Napoli, in seguito alla denuncia dell’associazione “Chi rom e chi no“, ha deciso di intervenire con urgenza per garantire una sepoltura dignitosa al giovane Jovanovic.
Vincenzo Santagada, assessore con delega ai cimiteri del Comune di Napoli, ha annunciato che il Comune si assumerà la responsabilità di assicurare l’immediata sepoltura del giovane. Santagada ha dichiarato che tutte le procedure necessarie saranno completate con la massima urgenza per dare a Jovanovic una degna sepoltura presso il Cimitero della Pietà.
La morte di Davide Jovanovic è stata un colpo duro per la comunità, evidenziando le sfide e le disuguaglianze che molte persone affrontano nel sistema burocratico italiano. La sua storia serve come richiamo per una maggiore attenzione e azione riguardo alle condizioni delle comunità marginalizzate e vulnerabili.