Una svolta importante potrebbe emergere nelle indagini riguardanti la tragica morte di Cristina Frazzica, deceduta domenica pomeriggio a seguito di un incidente in kayak nelle acque di Posillipo, al largo di Villa Rosebery.
Secondo le prime ricostruzioni della Capitaneria di Porto, la canoa su cui viaggiava Frazzica sarebbe stata travolta da uno yacht di 18 metri appartenente all’avvocato penalista napoletano Guido Furgiuele, di 48 anni. Furgiuele è stato il primo a prestare soccorso alla vittima, che si trovava in kayak con un amico, Vincenzo Leone, anch’egli avvocato, rimasto miracolosamente incolume.
Interrogato dalla Procura, Furgiuele ha dichiarato di non essersi accorto dell’impatto. Una versione confermata anche dalle altre cinque persone a bordo dello yacht. Gli accertamenti tecnici sull’imbarcazione di Furgiuele, incrociati con i rilievi sulla canoa, saranno determinanti per stabilire il coinvolgimento del natante nell’incidente.
L’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Vincenzo Toscano con il procuratore aggiunto Raffaello Falcone, si avvale delle immagini di videosorveglianza di Villa Rosebery, la residenza del Presidente della Repubblica. Sebbene queste immagini non abbiano catturato il momento esatto dell’impatto, sono state cruciali per ricostruire la dinamica dell’incidente.
Guido Furgiuele, indagato per omicidio colposo e omissione di soccorso, ha parlato all’ANSA: “Io e i miei sei ospiti non abbiamo avvertito alcun impatto. Uno dei miei ospiti ha visto a poppa un ragazzo sbracciarsi e siamo tornati indietro per soccorrerlo. Lui ha detto che la ragazza era stata investita da una barca velocissima ed eravamo convinti che non fosse la mia. Più di soccorrerlo e dare l’allarme non potevamo fare”.
Le tre imbarcazioni sequestrate dalla Capitaneria di Porto saranno sottoposte a verifiche tecniche approfondite per determinare quale di esse ha effettivamente causato l’incidente mortale. Gli esiti di questi accertamenti saranno fondamentali per chiarire le responsabilità e fare luce sul grave sinistro nautico che ha tolto la vita alla giovane ricercatrice.
La dinamica dell’incidente, secondo quanto emerso finora, vede il kayak travolto a una distanza di 200-300 metri dalla costa, una zona considerata rischiosa per chi utilizza questo tipo di imbarcazioni. L’avvocato Furgiuele ha spiegato alla polizia giudiziaria che il suo yacht viaggiava a una velocità “non particolarmente sostenuta” e che solo dopo aver prestato soccorso ha compreso il possibile coinvolgimento del suo natante nell’incidente.
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