IL RACCONTO DI UN MOMENTO FUGACE

di (Mino Iorio, Critico e Storico dell’Arte) – La realizzazione di un’opera d’arte è sempre legata ad un processo creativo, un percorso analitico che elabora un progetto e delinea i tratti di un’idea. La stessa parola “disegno” nel lungo itinerario della Storia dell’Arte ha suscitato da sempre grandi riflessioni e guardando alla storia della “Critica d’Arte”[1], su tutte, citerei la notissima definizione intesa come “invenzione”, concetto che uno dei personaggi più emblematici accoglie nella sua famosa trattazione che è La Carta del Navegar Pitoresco, con la «Breve Instruzione» premessa alle «Ricche Minere della Pittura Veneziana», opera in versi del 1660 incentrata sui maggiori capolavori della pittura veneziana del suo tempo. Parlo di Marco Boschini, cartografo, disegnatore a penna, miniatore, restauratore, che Roberto Longhi definirà ‘il maggior critico del [suo]secolo’ proprio per le sue grandi doti di conoscitore legate ad un linguaggio dotato di forte arguzia e di meticolosa perizia attribuzionistica. Dunque invenzione come ‘tesoro… della fantasia, potenza dell’anima’. Ne deriverà la famosa ripartizione della pittura in disegno, colore e invenzione dove l’imitazione del “vero naturale” sarà fondamentale ai fini di ogni elaborazione dell’opera tout court. Questo, fino a quella che, di contro, un altro noto biografo napoletano, questa volta del ‘700, Bernardo De Dominici[2], chiamerà – riportando un giudizio del pittore Francesco De Maria a proposito della scuola pittorica che rifioriva intorno ad artisti del taglio di Luca Giordano –  ‘la scuola ereticale, che faceva traviare dal dritto sentiero, con la dannata libertà di coscienza’. Insomma, il tema centrale è proprio il disegno da intendersi nel suo significato più intrinseco ed etimologico del termine che lo farebbe derivare dal latino designāre, cioè determinarne “il signum” in quella fase preliminare che possiamo definire ideativa e creativa. Un tema determinante che affiora in tutta la sua importanza nella mostra I Colori dell’Amore (Ri)nascita Kermesse di Arte Contemporanea[3] proprio nell’artista Antonio Costanzo con questa sua natura morta di dimensioni ridottissime dal titolo Racconto di un momento fugace e rispetto alla quale vorrei precisare che non sono le dimensioni a determinare la profondità della creazione artistica ma tutt’altro. Infatti, e a giusta ragione, fa da contrappunto ad una lettura che troppo sommaria la dichiarazione dell’artista che afferma “Ho impiegato 30 anni per arrivare all’essenziale alla bellezza delle piccole cose” e a seguire con altrettanta pregnanza “Del gesto libero senza compromessi” dove “Il foglietto oppure la tela è la mia ora di libertà”. Che aggiungere? Nulla di più cogente che la succitata ‘dannata libertà di coscienza’. Un tema antichissimo che in nessun altro contesto come in quello di questa Nostra mostra assume un significato pregnante dove l’Arte, quella con l’“A” maiuscola – come instancabilmente cerco di ripetere in tutte le sedi – ha un “valore terapeutico” e non tanto per il corpo – quella parte di noi fatta semplicemente di materia che ritornerà a ridiventare tale – ma per l’anima in tutta la sua ‘potenza’. Quell’aspetto che Boschini, attraverso l’invenzione definiva ‘tesoro… della fantasia’ che nel mondo contemporaneo potrebbe addirittura collocarsi in un orizzonte universale da definire con estrema consapevolezza un intendimento d’astrazione pura.

Didascalia:

Antonio Costanzo, Racconto di un momento fugace, penna con inchiostro di china su carta riciclata, 9×6 cm, 2024 (foto autorizzata dell’autore)

1 per la trattazione completa dell’argomento Ferdinando Bologna, I metodi di studio dell'arte italiana e il problema
metodologico oggi, in Storia dell'Arte italiana Einaudi, vol. I, Torino 1979, pp. 163–282.
2 Bernardo De Dominici, Vita del cavalier D. Luca Giordano, in Vite de pittori [ecc.] (1744), Napoli 1840-46, vol. IV, p.
139.

3 La mostra, inaugurata da me lo scorso 29 giugno presso il Museo Civico di Maddaloni (CE), è stata curata insieme alla
dott.essa Ottavia Patrizia Santo, responsabile degli eventi per l’Università Popolare degli Studi Sociali e del Turismo
(UNIPOSST).

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