Pochi secondi, poi la decisione di abbandonare.
Angela Carini ha scelto di non affrontare il match contro la pugile iper-sessuale algerina Imane Khelif. Dopo che i giudici hanno validato la sua scelta con il verdetto ufficiale, l’azzurra si è inginocchiata sul ring e ha pianto.
La vigilia dell’incontro era stata tesa. La porta che molti non vorrebbero aprire, forse perfino il Cio, riguardava un incontro di pugilato tra l’italiana Angela Carini e l’algerina Imane Khelif. Prima ancora del match, si era scatenato un dibattito verbale tra chi attaccava le Olimpiadi per la presenza di Imane, esclusa dai mondiali perché il suo DNA ha un cromosoma maschile, e chi difendeva la sua partecipazione.
L’attesa per l’incontro dei pesi welter ha tenuto lo sport azzurro col fiato sospeso. I colpi verbali erano già iniziati prima di mettere i guantoni, senza che ci fossero ancora né vincitori né perdenti. Il Coni aveva chiesto al Cio che i diritti di tutti gli atleti fossero conformi alla carta olimpica e ai regolamenti sanitari, in merito alla complicata questione del gender.
La boxe italiana, già sotto choc per le eliminazioni dei suoi atleti di punta, era preoccupata dalla forza di Khelif, che Carini aveva incontrato nei collegiali di Assisi. La stampa algerina si era indignata, poiché l’Italia parlava di “transgender”, ma la polemica politica era iniziata già alla conferma del Cio che Khelif sarebbe stata ammessa al torneo, così come l’altra pugile dal testosterone alto, Lin Yu Ting di Taiwan.
La controversia era stata alimentata ulteriormente dai commenti di personaggi pubblici come J.K. Rowling e Matteo Salvini, e dall’intervento del ministro per la famiglia, Eugenia Roccella, che aveva espresso preoccupazione per la partecipazione di due pugili transgender ai Giochi, dopo che non erano stati ammessi in altre competizioni internazionali.
Il Comitato Olimpico Internazionale non si era interessato a sapere se l’algerina fosse transgender o iperandrogina, come nel caso di Caster Semenya. Il Cio aveva chiuso ogni questione sei giorni prima, affermando che per loro Khelif è donna. Nel 2023, la federazione mondiale aveva escluso l’algerina dalla finale mondiale perché l’esame del DNA aveva rivelato la presenza del gene XY.
La posizione dell’Iba, ribadita con un comunicato, non aveva rivelato il tipo di test effettuati nel 2023, ma aveva sollevato seri interrogativi sul principio dell’equa competizione e sulla salvaguardia degli atleti. Tuttavia, per il Cio, l’unico criterio per definire se un’atleta donna è avvantaggiata è il livello del testosterone.
In sostanza, allo sport mondiale non interessa se sei uomo o donna, o se hai scelto una transizione. Interessa solo se da donna hai troppa forza maschile per la tua avversaria. Una scelta contestata da campioni come Martina Navratilova, che ha difeso per tutta la vita i diritti omosessuali. Ma il livello del testosterone di Khelif è da donna, secondo il Cio.
“Non posso che adeguarmi alle regole delle Olimpiadi,” aveva dichiarato Carini prima dell’incontro. La sua preoccupazione del giorno prima doveva essere nascosta, e dallo staff del pugilato si assicurava che sarebbe stata sul ring. Tuttavia, la decisione finale spettava ai cinque arbitri a bordo ring.