L’estate 2024 si sta rivelando particolarmente difficile per Napoli Est sul fronte della gestione dei rifiuti. Le strade dei quartieri della periferia orientale di Napoli, una zona che già in passato ha affrontato numerose criticità, si trovano ora in una situazione critica, con cassonetti stracolmi e rifiuti abbandonati che invadono i marciapiedi. Una situazione che, fino a poche settimane fa, sembrava impensabile, soprattutto alla luce dell’avvio della raccolta differenziata porta a porta, un’iniziativa fortemente voluta dall’amministrazione comunale e dall’Asia, l’azienda incaricata della gestione dei rifiuti urbani.
L’introduzione del porta a porta in questi quartieri non era solo una semplice evoluzione del servizio di raccolta rifiuti, ma faceva parte di un patto più ampio con il territorio. Un accordo che includeva anche la realizzazione di un biodigestore per la frazione umida dei rifiuti, un impianto che avrebbe dovuto chiudere il ciclo dei rifiuti in loco, riducendo la necessità di trasporto verso altre aree e, in teoria, migliorando la qualità della vita per i residenti.
Tuttavia, secondo il consigliere della VI Municipalità, Patrizio Gragnano, esponente del Movimento 5 Stelle, quel patto è stato tradito. “Agosto è stato un incubo a Napoli Est“, ha dichiarato Gragnano, denunciando come l’iniziale successo del porta a porta sia stato rapidamente compromesso da un ritiro a singhiozzo dei rifiuti e da gravi carenze nello spazzamento delle strade. La sesta Municipalità, che è stata la prima ad avviare con entusiasmo il porta a porta, aveva vincolato la realizzazione del biodigestore a un’efficace gestione del servizio di raccolta, con una percentuale di differenziata superiore all’80%. Un traguardo che sembrava a portata di mano, ma che è stato vanificato da una gestione discontinua e inefficace.
Gragnano non nasconde la sua preoccupazione per le conseguenze di questa situazione, che potrebbe portare a rimettere in discussione l’intero progetto del biodigestore. Un impianto che, è bene ricordarlo, è stato a lungo osteggiato dai cittadini, preoccupati per l’impatto ambientale e sanitario. “Ho chiesto formalmente, con una PEC indirizzata all’assessore all’ambiente e ai vertici dell’Asia, di chiarire la situazione e di riaprire una discussione seria sull’impianto. Se l’Asia non è in grado di gestire la complessità della situazione napoletana, è necessario riflettere seriamente sui vertici aziendali”, ha aggiunto il consigliere, evidenziando come Napoli Est, già penalizzata dalla presenza della raffineria Q8, non possa essere ulteriormente gravata da problemi legati alla gestione dei rifiuti.
La questione, dunque, non è solo una crisi temporanea, ma potrebbe avere ripercussioni a lungo termine sulla gestione dei rifiuti in tutta la città di Napoli. La realizzazione del biodigestore, già in ritardo di due anni, sembra ora in bilico, mentre i residenti di Napoli Est si trovano a fare i conti con una situazione ambientale sempre più insostenibile. Se non si troveranno soluzioni rapide ed efficaci, il rischio è che Napoli Est possa davvero trasformarsi, ancora una volta, nella pattumiera della città.