Un agguato spietato ha scosso il quartiere di Ponticelli nel tardo pomeriggio di giovedì 9 gennaio. Nel Parco Merola, teatro dell’omicidio, è stato assassinato Enrico Capozzi, 35 anni, figlio di Carmela Sarno, parente stretta degli ex boss Sarno, poi divenuti collaboratori di giustizia.
Capozzi era divenuto un bersaglio ideale, anche a causa della sua denuncia contro Antonio Nocerino, detto “brodino”, un esponente dei De Micco accusato di estorsione. Un atto coraggioso che, insieme ai legami familiari, sembra aver tracciato il suo destino in un contesto segnato da vendette e faide di camorra.
Negli ultimi mesi, il rientro a Ponticelli dell’ex boss Vincenzo Sarno, malgrado la sua condizione di collaboratore di giustizia, aveva creato tensioni crescenti. Secondo dinamiche tipiche della criminalità organizzata, i De Micco non potevano ignorare quella che interpretavano come una provocazione diretta. La risposta è arrivata con il sangue, inviando un messaggio inequivocabile: chi sfida il loro controllo paga con la vita.
La tragedia assume una dimensione ancor più drammatica alla luce delle vicende personali della vittima. Rimasto vedovo nel 2022, quando la moglie Mariarca Napolitano morì improvvisamente per un aneurisma cerebrale, Capozzi lascia tre figli che ora si trovano a vivere senza entrambi i genitori.
L’omicidio di Capozzi è dunque un capitolo cruento di una faida che continua a insanguinare il territorio, un ulteriore monito a chiunque osi opporsi alla supremazia dei De Micco. La brutalità di questo agguato ribadisce la capacità della camorra di imporsi, intrecciando vendette personali e dinamiche di potere.