Il 16enne accusato dell’omicidio di Gennaro Ramondino ha rivelato agli inquirenti dettagli shockanti riguardo alla piazza di spaccio di Pianura, dove lavorava, e sulle ragioni che hanno portato all’assassinio del giovane. La somma che il sedicenne guadagnava ogni mese, tra i 6.000 e gli 8.000 euro, rappresenta solo una parte del giro di affari che caratterizza il narcotraffico nella periferia Ovest di Napoli, una zona cruciale per il traffico di droga verso la città e la provincia.
Secondo quanto raccontato dal giovane, il suo guadagno settimanale variava tra i 1.500 e i 2.000 euro, cifra che arrivava a toccare i 8.000 euro al mese. Questa somma era il frutto della sua attività nella piazza di spaccio, dove operava per il gruppo criminale che gestiva il traffico. Proprio questioni economiche, legate a guadagni e gestioni delle risorse, sono state alla base della decisione di uccidere Ramondino. Un conflitto interno al gruppo, che ha visto la vittima cercare di appropriarsi dei proventi della vendita di droga senza dare conto ai superiori.
Il giovane ha spiegato che l’omicidio è stato ordinato da Massimo Santagata, anche lui minorenne, che si trovava già in carcere con l’accusa di tentato omicidio. Santagata, che secondo gli investigatori sarebbe il capo del gruppo, avrebbe scelto proprio il 16enne per eseguire l’omicidio, confidando sul fatto che, essendo minorenne, avrebbe rischiato una condanna più lieve in caso di arresto.
Secondo la ricostruzione del ragazzo, Ramondino avrebbe cercato di prendere il controllo della piazza di spaccio, trattenendo per sé i soldi provenienti dalla vendita di droga, contravvenendo agli ordini del suo “superiore”. Nonostante inizialmente avesse rifiutato di eseguire l’ordine, sostenendo che considerava Ramondino un amico, il 16enne si sarebbe poi visto costretto ad obbedire per il rispetto delle gerarchie del gruppo.
Il giovane ha anche raccontato nei dettagli l’esecuzione dell’omicidio. Dopo aver ricevuto una pistola da un altro affiliato maggiorenne, ha sparato un primo colpo senza mirare, seguito da un secondo quando la vittima, scampato al primo colpo, si è avvicinata. In totale, Ramondino è stato colpito da tre proiettili. Dopo l’omicidio, il corpo è stato portato in via Torre Poerio da altri membri del gruppo, che hanno anche fatto sparire l’auto della vittima, ritrovata successivamente in fiamme a Varcaturo.
Questo omicidio, legato a dissidi economici e lotte interne tra bande di spaccio, ha portato alla luce l’intensità dei conflitti che caratterizzano il narcotraffico in una delle zone più delicate della città.