Dai dati raccolti emerge un quadro preoccupante: il 72% delle penalizzazioni lavorative riguarda le donne, indipendentemente dall’età, dalla tipologia contrattuale o dal luogo di lavoro. Per le madri, questa percentuale sale ulteriormente di tre punti. Tuttavia, anche gli uomini affrontano difficoltà: il 20% dei giornalisti maschi penalizzati ha riportato problemi simili a quelli delle colleghe nel conciliare lavoro e famiglia.
Lo studio conferma inoltre che il settore rimane a predominanza maschile, con le donne iscritte all’Ordine che rappresentano solo il 39% del totale, sebbene la partecipazione all’indagine abbia visto una maggioranza femminile (60%).
Genitorialità e stabilità lavorativa
I risultati mostrano una correlazione tra contratti a tempo indeterminato e genitorialità per le donne, mentre per gli uomini tale legame non risulta significativo. Particolarmente vulnerabili risultano le giornaliste freelance, che spesso rinunciano alla maternità per evitare penalizzazioni, lavorando in condizioni di maggiore precarietà e con stipendi più bassi.
L’analisi evidenzia inoltre un elemento discriminatorio critico: la domanda sulla presenza di figli durante il colloquio di lavoro quadruplica le probabilità di subire una penalizzazione, con un impatto ancora più forte per le donne senza figli.
Testimonianze di discriminazione
Numerose testimonianze raccolte nello studio raccontano episodi di discriminazione diretta. Una giornalista ha dichiarato: “Al momento di sottoscrivere un contratto a tempo indeterminato mi è stato richiesto di giurare che non avrei mai avuto figli. Mi sono rifiutata e ho subito ripercussioni”.
Un’altra ha riportato: “Dopo la mia seconda maternità, mi è stata fatta una valutazione negativa che ha portato alla decurtazione della produttività”.
Questi episodi riflettono un pregiudizio diffuso: il maternal bias, ovvero la convinzione che le donne madri siano meno competenti e meno interessate alla carriera rispetto ai colleghi uomini.
Effetti della penalizzazione e prospettive future
Le penalizzazioni si manifestano in varie forme: demansionamento, perdita del posto di lavoro, riduzione dello stipendio e precarizzazione. Un giornalista su tre ha subito una qualche forma di penalizzazione e le freelance sono le più esposte nel periodo pre e post maternità.
Tuttavia, il 29% delle testimonianze racconta anche storie di resilienza e reinvenzione professionale, dimostrando che, nonostante le difficoltà, è possibile trovare nuove opportunità nel settore.
Necessità di un cambiamento culturale e istituzionale
I dati dello studio mettono in luce una realtà lavorativa poco inclusiva, che necessita di misure concrete per garantire una maggiore equità di genere. Secondo gli autori della ricerca, è fondamentale adottare politiche aziendali più inclusive e strumenti di tutela della genitorialità per contrastare le discriminazioni.
La Commissione Pari Opportunità dell’Ordine dei Giornalisti della Campania continuerà a monitorare la situazione, con l’obiettivo di promuovere un ambiente di lavoro più equo e rispettoso delle scelte personali e professionali di tutti i giornalisti.
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