NAPOLI – Tensione alta all’Istituto Penale per Minorenni di Nisida, dove è stato scoperto un telefono cellulare nascosto in una cella. A denunciare l’episodio è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), attraverso Sabatino De Rosa, vice responsabile campano per il settore minorile.

Secondo quanto riferito, nella giornata di sabato, gli agenti – insospettiti da movimenti anomali all’interno di un reparto – hanno eseguito una perquisizione straordinaria, rinvenendo uno smartphone completo di SIM e caricabatterie nascosto sotto un mobiletto del bagno.

“Il detenuto maggiorenne che si presume essere il proprietario del telefono – spiega De Rosa – ha reagito con violenza verbale, minacciando di morte un agente”.

Il sindacalista ha ricordato che il soggetto in questione, già recluso per omicidio, si era reso protagonista di due episodi di aggressione nei giorni precedenti, lanciando una bottiglia di latte contro un agente e tentando di colpirne un altro.

“È inaccettabile – aggiunge De Rosa – che un individuo di questo tipo sia ancora ospitato nel reparto premiale, invece di essere trasferito nel circuito per adulti. Serve il pugno duro contro chi minaccia e aggredisce la Polizia Penitenziaria”.

Sulla vicenda è intervenuto anche Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che ha denunciato la diffusione del fenomeno dei cellulari nelle carceri italiane:

“Nel triennio 2022-2024 sono stati sequestrati quasi 5.000 telefonini nelle strutture penitenziarie del Paese. È indispensabile un intervento immediato del Centro per la Giustizia Minorile di Napoli e del Dipartimento competente: bisogna schermare le carceri e dotare la Polizia Penitenziaria di strumenti per bloccare i sorvoli e le comunicazioni illegali”.

Capece ha concluso sottolineando che la priorità resta la sicurezza degli agenti e dei detenuti, chiedendo misure straordinarie per evitare che episodi simili si ripetano.