Continuano le proteste contro la riforma della giustizia in Israele

Si infiamma la protesta davanti alla Knesset, duri attacchi dall’opposizione e dalla società civile ai danni di Netanyahu. Yair Lapid, leader dell’opposizione: “Stasera Israele farà il primo passo per diventare uno stato non democratico”


di Gianluca Gautieri – Continuano le proteste in Israele dopo l’approvazione della prima parte della riforma della giustizia. Questa mattina una grossa massa di manifestanti si è radunata davanti alla Knesset a Gerusalemme (sede del parlamento israeliano n.d.r.). La riforma annunciata da Netanyahu ha creato un forte malcontento nella popolazione israelita in quanto permetterebbe all’esecutivo di assoggettare la magistratura.


Il provvedimento prevede, in particolar modo, due punti fondamentali. Modificare la composizione della commissione che nomina i magistrati dell’Alta Corte e impedire ai giudici di esprimersi sulle Basic Laws, le leggi semi-costituzionali. Israele non è infatti provvisto di una costituzione, il che spiana la strada al progetto di Netanyahu di modificare l’equilibrio di poteri nel paese.


Le proteste vanno avanti ormai da giorni. I manifestanti si sono dispiegati in tutto il paese, giungendo anche a bloccare l’autostrada che collega Gerusalemme a Tel Aviv. L’invettiva non proviene però solo dalla società civile, quanto anche dall’opposizione. Lunedì, durante una riunione del partito di opposizione alla Knesset, Yesh Atid e il suo leader, Yair Lapid, hanno affermato che “stasera Israele farà il primo passo per diventare uno stato non democratico”.


“Questa è la nuova democrazia israeliana. Non c’è rispetto per la maggioranza, non si consente di votare, non è lecito parlare”, ha dichiarato Netanyahu, che ribadisce il diritto dell’esecutivo di emanare il provvedimento in quanto legittimato dal voto popolare dello scorso novembre. “Il popolo ha fatto le sue scelte elettorali e i rappresentanti del popolo eserciteranno il loro diritto di voto qui alla Knesset. Questa si chiama democrazia”.