Circa 150 medici di famiglia provenienti dalle cinque province campane si sono riuniti ieri davanti a Palazzo Santa Lucia, sede della Presidenza e della Giunta regionale, per manifestare contro l’Accordo Integrativo Regionale che la Regione Campania avrebbe voluto firmare con le sigle sindacali della categoria. Un’intesa che, secondo i manifestanti, trasformerebbe i medici di medicina generale in “dipendenti di fatto, privi di tutele e autonomia”, snaturando il loro ruolo e peggiorando l’assistenza ai cittadini. Leggi anche: Fiorentina-Napoli, gli ultras partenopei disertano trasferta: “Inaccettabile la lotteria per i 300 biglietti” A guidare la protesta anche i vertici regionali della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), il presidente Giacomo Pulcino Lupo e la vicepresidente Antonella Maria Ilaria Cicale, affiancati da numerosi colleghi.
Le voci dei medici: «Burocrazia e conflitti di interesse» «I medici di famiglia sono fondamentali per la tutela della salute dei cittadini solo se restano liberi di assistere i pazienti – ha spiegato il dottor Salvatore Caiazza –. Imbottirci di incombenze burocratiche che non ci appartengono vuol dire ridurre il tempo da dedicare alle cure e all’ascolto». Al centro delle contestazioni anche la presunta commistione di ruoli e interessi. Il dottor Pasquale Persico ha puntato il dito contro alcuni rappresentanti sindacali che, sedendo ai tavoli negoziali, ricoprirebbero anche incarichi apicali in cooperative a cui si vorrebbe imporre l’adesione obbligatoria dei medici di famiglia: «Una situazione che mina trasparenza e credibilità del processo – ha dichiarato –.
Chiediamo alla Regione di garantire scelte nell’esclusivo interesse dei professionisti e dei cittadini, non condizionate da possibili conflitti». Sulla stessa linea il medico Gianni Verde, che ha descritto l’accordo come «un meccanismo che ci trasformerebbe in burattini, spostati tra studi e Case di Comunità, mentre i fondi del Pnrr finiscono soprattutto nell’edilizia, non nel rafforzamento della medicina territoriale».La protesta e lo stop all’accordo. Secondo i medici, la Regione – messa al corrente della protesta – avrebbe anticipato di un giorno la firma dell’accordo, prevista per oggi, ma alla fine l’intesa non è stata sottoscritta, segno evidente di una spaccatura tra i rappresentanti ufficiali e la base. «Il movimento che oggi scende in piazza – hanno ribadito i manifestanti – è composto da medici indipendenti, apolitici, che non accettano scelte calate dall’alto.
La nostra battaglia è per i pazienti e per il futuro della medicina di prossimità». Il nodo della sanità territoriale Il confronto si inserisce in un momento cruciale per la sanità campana e nazionale: la riorganizzazione delle cure territoriali prevista dal Pnrr, con la creazione delle Case di Comunità, impone un ridisegno del ruolo dei medici di base. Una transizione che, senza dialogo con la categoria, rischia di aprire un nuovo fronte di tensione in un sistema sanitario già provato da carenze di personale e lunghe liste d’attesa. I camici bianchi campani promettono di non fermarsi: «La nostra protesta è un atto di responsabilità verso la professione e verso i cittadini – ha concluso Persico –. Non resteremo in silenzio davanti a scelte che compromettono autonomia e qualità delle cure».