La fotografia dei comuni campani a fine settembre 2025 racconta un territorio che, pur avendo beneficiato di risorse PNRR e fondi straordinari, continua a fare i conti con carenze molto concrete. Non parliamo solo di bilanci in dissesto – la Campania resta tra le regioni con il più alto numero di enti in squilibrio – ma soprattutto di edifici pubblici e servizi essenziali che mostrano segni di degrado quotidiano.
Scuole senza manutenzione ordinaria, strade costellate di buche, reti idriche colabrodo: la lista delle mancanze è lunga e si riflette direttamente sulla qualità della vita dei cittadini. È un problema che non riguarda solo i piccoli centri dell’entroterra, ma anche grandi realtà urbane come Napoli, Salerno e Caserta, dove il patrimonio pubblico è ampio ma spesso trascurato.
Scuole senza palestre, mense e manutenzione
Il tema più urgente resta quello degli edifici scolastici. In Campania oltre l’80% delle scuole non ha ancora un certificato di collaudo statico, mentre 9 su 10 risultano prive di agibilità formale. Solo una minoranza di plessi è stata interessata da interventi strutturali negli ultimi cinque anni, e la presenza di palestre si ferma al 30% circa, con picchi negativi a Napoli, dove solo una scuola su cinque dispone di uno spazio sportivo adeguato.
Manca anche l’essenziale: le mense scolastiche, fondamentali per il tempo pieno, sono presenti in appena il 20% degli edifici, ben lontano dalla media nazionale. In molte strutture, finestre con guarnizioni logore lasciano entrare acqua e aria fredda: basterebbe una sigillatura con silicone neutro trasparente per evitare infiltrazioni, ma l’assenza di manutenzione ordinaria trasforma piccoli interventi in grandi problemi.
Strade e marciapiedi a rischio sicurezza
Le strade cittadine offrono un altro spaccato critico. A Napoli, Caserta e Benevento gli automobilisti convivono con buche che si trasformano in vere e proprie trappole, mentre i marciapiedi risultano spesso sconnessi e non accessibili a disabili e anziani. Gli investimenti ci sono, ma lenti e frammentati: fondi statali destinati a “strade e scuole” nei piccoli comuni coprono solo parte delle necessità, e i cantieri aperti faticano a chiudersi nei tempi previsti. Gli aumenti dei costi dei materiali e gare d’appalto andate deserte hanno ulteriormente rallentato gli interventi.
Reti idriche colabrodo e rifiuti ancora irrisolti
Un’altra emergenza riguarda il servizio idrico. Le perdite di rete in Campania restano tra le più alte d’Italia: in alcune province si arriva a dispersioni oltre il 60%. Ciò significa che più della metà dell’acqua immessa nelle condutture si disperde prima di arrivare alle case, con disservizi costanti e danni ambientali rilevanti.
Sul fronte rifiuti la situazione è a macchia di leopardo. Ci sono aree virtuose, come Salerno, con alti livelli di raccolta differenziata, ma restano zone critiche nell’hinterland napoletano, dove i dati sono ben lontani dagli obiettivi regionali. Le immagini di cumuli di immondizia lungo le strade sono meno frequenti rispetto a dieci anni fa, ma il problema non è stato risolto alla radice.
Quando il piccolo diventa simbolo
Le carenze dei comuni campani non riguardano solo i “grandi numeri”. Spesso è l’assenza di manutenzione minima a trasformarsi in simbolo di inefficienza: una finestra che non si chiude, un solaio mai verificato, una guarnizione mai sostituita. L’idea che non si riesca nemmeno a reperire materiali di base per lavori di sigillatura o impermeabilizzazione restituisce l’immagine di enti incapaci di risolvere il quotidiano.
Ed è proprio questo che i cittadini contestano: non solo la mancanza di grandi opere, ma l’assenza di cura per ciò che già esiste. In un contesto economico in cui i comuni faticano a riscuotere tributi e a bilanciare i bilanci, la manutenzione ordinaria finisce per essere il primo capitolo sacrificato.
Un’urgenza non più rinviabile
A fine 2025, il bilancio delle carenze nei comuni della Campania è ancora pesante. Le risorse del PNRR hanno portato progetti importanti, ma senza una gestione efficiente e costante della manutenzione ordinaria, il rischio è di vedere nuove opere degradare presto come le vecchie.
Le scuole che cadono a pezzi, le strade dissestate, l’acqua che si disperde e i rifiuti che riemergono: tutti segnali che mostrano come l’urgenza non sia più rimandabile. Servono controlli periodici, piccoli investimenti costanti e la volontà politica di rimettere al centro il benessere quotidiano dei cittadini.