Politica, camorra e imprenditoria: A giudizio 44 persone

Intreccio e giro d’affari tra politica, camorra ed imprenditori a Sant’Antimo, è l’ipotesi avallata dalla Procura. Fissata l’udienza preliminare per 44 persone.

E’ quanto stabilito dal Gip del tribunale di Napoli Ambra Cerabona, nei confronti di 44 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, estorsione tentata e consumata, danneggiamento, voto di scambio, tentato omicidio e turbativa d’asta, armi, violenza privata, simulazione di reato, minaccia, ricettazione e corruzione; tutti i reati contestati con l’aggravante mafiosa. Quasi tutti gli imputati sono in carcere o ai domiciliari, tra questi, diversi esponenti dei clan Puca, Ranucci e Verde.

L’udienza preliminare è stata fissata per il mese prossimo, per il boss Pasquale Puca, alias “o minorenne”, i suoi figli Lorenzo, Luigi e Teresa; i fratelli Antimo, Aniello e Raffaele Cesaro, i politici di Sant’Antimo Francesco Di Lorenzo, Corrado Chiariello e Nello Cappuccio (tecnico); gli imprenditori Francesco Di Spirito e Vincenzo D’Aponte; il dirigente dell’ufficio Tecnico al Comune di Sant’Antimo all’epoca dei fatti contestati Claudio Valentino, Luigi Abbate, Armando Angelino, Michele Battista, Francesco Bellotti, Cesario Bortone, Pietro Ciccarelli, Giuseppe Di Domenico, Raffaele Di Lorenzo, Stefano Di Lorenzo, Stefano Fantinato, Raffaele Femiano, Amodio Ferriero e suo figlio Antonio, Giuseppe Garofalo, Angelo Guarino, Angelo Guarino, Antonio Iorio, Claudio Lamino (collaboratore di giustizia), Pasquale Maggio, Ferdinando Pedata, Antimo Petito, Camillo Petito, Antimo Puca, Ferdinando Puca (collaboratore di giustizia), Luigi Puca, Alessandro Ranucci, Filippo Ronga, Agostino Russo, Salvatore Saviano, Francesco Scarano, Luigi Schiavone e Pasquale Verde.

Tra le vicende contestate la realizzazione del centro commerciale “Il Molino”, le elezioni comunali del 2017, un attentato contro il centro diagnostico di proprietà dei Cesaro, gli spari contro l’auto di Raffaele Cesaro, gli agguati a Claudio Lamino e Domenico Maggio, il raid a colpi d’arma da fuoco contro il mobilificio della famiglia Di Lorenzo, l’estorsione ad una ditta di onoranze funebri a Grumo Nevano, l’assegnazione di alcuni appalti pubblici e il pizzo al Consorzio Cite per il servizio di raccolta rifiuti a Sant’Antimo.