Il Salotto Letterario // “I randagi” di Carmine Ferraro

L’autore

Carmine Ferraro è nato nel 1989 e insegna Letteratura al Liceo A. M. De Carlo di Giugliano (NA). Ha scritto racconti per riviste online, come “Monthly Music”, “Grado Zero” e “Resistenza civile”. Si è occupato di letterature comparate, pubblicando due saggi confluiti nei volumi Delle coincidenze e Le attese, entrambi editi da Ad est dell’Equatore. Il suo esordio letterario, I randagi, è edito da Scatole Parlanti.

“I randagi”

I randagi è una storia di vite intrecciate, di sconosciuti indissolubilmente legati gli uni agli altri dal filo delle coincidenze. I traumi passati, gli sbagli, i ricordi d’infanzia, il sapore amaro della spensieratezza perduta, aleggiano negli sguardi vacui degli avventori di un bar malfamato sulla statale, El Paso. Una volta entrati, non ce ne si può liberare: il tanfo di birra scadente e rigetti corporei si attacca alla pelle come una condanna a vita. Solo pochissime persone sono riuscite a evadere dalla gabbia del bar, per combattere in nome dell’innocenza o per aver ritrovato una speranza. Ma di norma, Il passo (falso) si cela proprio nel varcare la soglia del locale, che rappresenta quasi una dimensione alternativa. Qui si concentrano la consapevolezza di aver sciupato occasioni, persone, affetti, e l’anarchia di chi sa che ormai nessuna legge conta più di ciò che si è perso.

L’intero libro è una caccia, una sorta di indagine curiosa che spinge al desiderio di scoprire dove andrà a finire la narrazione. I randagi vagano senza meta, partiti da origini che non esistono più: tentano di riparare legami spezzati, annaspano rincorrendo i fantasmi del loro passato e guardano il mondo con gli occhi di un animale ferito. Le loro vite celano risvolti tragici, drammi familiari, omicidi, malattie, tanto che il lettore quasi li compatisce. E alla fine, si rende conto di essere un randagio anche lui. Lasciato con un alone di tristezza, di rassegnazione, si sente forse anch’egli intrappolato nella rete viscosa di El Paso. Le tante vite di cui si legge ne I randagi convergono in conclusione in un’unica storia, un’unica esistenza, che chiude il cerchio del destino e ci dice semplicemente che siamo più simili di quanto crediamo.

Commento

Carmine Ferraro riesce ad alternare narrazioni in prima persona di soggetti anche agli antipodi tra loro, rendendo comunque testimonianze dal gusto autentico. Le parole determinate e poetiche di una vedova, il linguaggio sboccato e violento di un motociclista, le riflessioni introspettive di un artista incompreso e molti altri riescono a coesistere nella stessa penna, senza scontrarsi. Paradossalmente, è proprio quest’eterogeneità a conferire a queste storie di vita un senso di inclusività, un modo per dare a chiunque anche solo uno spunto per immedesimarsi in uno dei personaggi.

I randagi chiude un cerchio intorno alla risoluzione delle coincidenze sparse tra le pagine, il ritrovamento di un file rouge che unisce inspiegabilmente le esistenze provinciali dei protagonisti, e che regala un senso di compiutezza agli spezzoni di vita narrati. Nonostante il ciclo sia chiuso, l’autore lascia uno spiraglio aperto al suo pubblico: quasi maieuticamente, ispira una riflessione personale, la ricerca del proprio El Paso. Dov’è che ho sbagliato? E chi è che vedo riflessa allo specchio? Sono davvero io, o chi mi hanno fatta diventare?

I Randagi