Carlo Ancelotti e il suo specchio riflesso

Lo specchio riflette la nostra immagine e le nostre espressioni. Da quelle cupe alle più gioiose. Perplesse, ironiche, sorrisi, insomma, le stesse che si correlano al nostro stato d’animo.

Carlo Ancelotti nell’ultima settimana avrà sicuramente avuto modo di osservare la sua mimica, ma non riuscendo a quantificarne alcuna ha optato per una seconda scelta. Quale? Coltivando il suo orticello senza badare alle opinioni (giusto per usare un eufemismo) del post gara di Belgrado.

Non ha reagito con rombi di tuoni, come molti avrebbero voluto, magari assistendo in prima fila della sala conferenze o tramite interviste personali. Come? Acquistando un cavallo.

Sì, avete capito bene, perché una delle maggiori passioni di Carlo Ancelotti è l’equitazione. Non compra un cavallo qualsiasi ma si aggiudica all’asta il quotato equino Black Mirror. Femmina purosangue, che per 75mila euro è stato il cavallo più costoso fra quelli venduti all’asta selezionata riservata agli Yearlings, che si è svolta all’ippodromo del trotto Snai La Maura.

La madre di Black Mirror è Paris To Peking, che ha conquistato due vittorie fra i due e i quattro anni, mentre il padre è Teofilo (figlio del campione Galileo), stallone che era considerato il galoppatore più forte d’Europa nel 2006 ed è stato costretto l’anno successivo a chiudere la carriera per un infortunio al ginocchio.

Sarà un puro caso a che il tecnico emiliano è riuscito ad accaparrarsi il quadrupede inglese durante la settimana più chiacchierata dal suo arrivo a Napoli?

Lo specchio nero, questa la traduzione italiana del nome del cavallo. Uno specchio nero, dove in molti hanno provato piacere nel guardarsi e adularsi. Quelli della squadra senza identità, che non fa gol, che ne subisce troppi, e che dopo il pari di Belgrado rischia di non avere più obiettivi da perseguire. Ma sbaglio o sono gli stessi che hanno preannunciato una Juventus schiacciasassi che avrebbe lasciato le briciole agli avversari? In Italia e in Europa, giusto per precisare.

Siamo passati da una squadra disequilibrata di Genova al ridurre gli spazi in mezzo al campo. Volevate un allenatore meno rigido e più confacente nel valorizzare la rosa?

Bene, Carlo Ancelotti lo sta facendo riuscendo al momento ad ottenere il massimo consentitogli.

Sì, perché è proprio questo il punto.

Per quanto gli è consentito in una fase della stagione che è ancora di pieno studio per l’ex tecnico bavarese; in quanto il dover inculcare un sistema di gioco diverso, a chi lo aveva già in dote da tre anni, non si può pretendere di trovarne l’amalgama dall’oggi al domani. Se a questo aggiungiamo le frecciatine e i malumori di media e città il compito diventa ancora più arduo.

Ancelotti e il suo Black Mirror si compattano a mo’ di aneddoto, un talismano, contro la presunzione dello scettico oltre misura. Lo fa nel migliore dei modi, come da anni ha abituato la sua platea, sfoderando una prestazione modello dei suoi ragazzi contro la saccenza popolare. Vince e convince dopo il collaudo tanto discusso, ma indispnsabile, delle scorse gare. Incutendo calma e razionalità nei confronti dei replicanti della mix zone.

Vi siete mai relazionati con chi si autoproclama come tutore della verità? Chi non ha mai avuto questo (di)piacere mi sento di tranquillizzarlo dicendogli di non preoccuparsi: “C’è sempre una prima volta”.

La stessa di cui non ha avuto timore, né livore, Carlo Ancelotti, che ha esorcizzato con la padronanza di chi fila dritto per la sua strada senza guardarsi troppo alle spalle se non per inorgoglirsi all’esultanza della meravigliosa ragazzina di Grenoble.

Colei che incanta e commuove per la sua gioia manifesta, e che, probabilmente, al cospetto dei molti, lo ha reso fiero della scelta fatta a fine maggio scorso: provare a migliorare quanto di già buono è stato fatto da Maurizio Sarri.

Carlo continua la sua intelaiatura, la disegna con minuzia e facezia, con il suo velo d’istinto e passionalità. Con ingegno, duttilità e la saggezza del chi mi ama mi segua, magari con il riflesso del costrutto e non dal fondo nero della diffidenza.