Napoli: ci si mangia le mani ma si può ben sperare

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Quello conseguito contro la Roma è il secondo pareggio consecutivo per Ancelotti & company. Sopraggiunti in maniera diversa ma ambedue – specie quello in terra francese – pervenuti a tempo scaduto. Il primo in campionato, raggiunto dopo 26 tiri totali (di cui 15 all’interno dell’area di rigore)  17 calci d’angolo e un 62% di possesso palla. Numeri che spesso risultano il preludio di una vittoria scontata ma che solo il gol di Mertens in extremis salva la squadra dalla sconfitta.

Il Napoli comincia con un appeal considerevole in fase di gestione, anche se il passo troppo felpato risulta poco incisivo e a volte lezioso. Il gol della Roma nasce da una disattenzione di Koulibaly: da una rimessa laterale giallorossa, esce dalla marcatura lasciando solo Hysaj tra Dzeko ed El Shaarawy, il quale realizza agevolmente Ospina. In un match che presagiva il bisogno di un maggiore brio per sorprendere il macchinoso sistema difensivo giallorosso, forse, avrebbe avuto bisogno di calciatori di maggiore dinamicità. I Partenopei domano il palcoscenico senza riuscire ad affondare il colpo.

La presenza di Milik sembra quasi inibire Insigne nel ricercare la posizione adatta, le sue movenze appaiono farraginose e poco efficaci. Le defaillance scaturite dall’incontro di Coppa si sono ripercosse su Mario Rui, il quale, dopo un inizio gara scalpitante, è ripiombato nelle sue velleità, ritardando e imballando la manovra azzurra, specie in fase di ripartenza.

La Roma dopo il vantaggio acconsente a farsi schiacciare e indurre i padroni di casa ad allargarsi sugli esterni. Una chiave di lettura a cui lo stesso Ancelotti cerca di riporre rimedio, inserendo  gli eclettici Mertens, Zielinski e Malcuit nella seconda frazione. Ma la consolidata densità (o catenaccio, fate un po’ voi) degli ospiti nella propria trequarti consentono al Napoli un raggio d’azione limitato nella zona centrale, costringendo la squadra all’uso delle fasce laterali. Forse  a mangiarsi le mani è lo stesso tecnico emiliano. Milik non aveva offerto una prestazione di nota ma la sua presenza, in contemporanea a quella del belga che vi è subentrato, avrebbe garantito una maggiore fisicità a ridosso della porta difesa da Olsen. La prova la ritroviamo nel cambio ruolo di Callejon a 10′ dalla fine , il quale, al centro dell’area, è proprio lui nel servire il goffo assist per il pareggio di Dries Mertens.

Rimane un ottimo Napoli, a cui forse manca ancora l’attaccante killer ammazza partite, ma che lascia un gran bel sperare in virtù di una consapevolezza ed espressione di gioco che può ancora migliorare.