Dal 6 al 9 Dicembre al Teatro Elicantropo arriva “Pinuccio” di Aldo Rapè

“L’idea nasce dalle storie della mia terra, la Sicilia , capitale mondiale dello zolfo verso fine ottocento ed inizi novecento. Ed ai racconti di mio nonno Peppino, appunto. Storie drammaticamente vere”. Così Aldo Rapè, ai microfoni di NanoTv, racconta la nascita del suo spettacolo, che sarà in scena al Teatro Elicantropo di Napoli dal 6 al 9 dicembre.

Una storia di narrazione ancora una volta tutta siciliana e di forte impatto emotivo.

Pinuccio è la storia di uno dei tanti, forse troppi, bambini che hanno lavorato nelle miniere di mezza Sicilia, capitale mondiale dello zolfo. È la storia del riscatto di un’isola, la Sicilia, e forse della sua condanna.

Quando cominci a scendere ti viene di chiudere gli occhi,
come quando giochi a nascondino.
Ma quando giochi poi li riapri e c’è la luce.
In miniera no.
Li puoi aprire e chiudere mille volte ma c’è sempre più buio.
E poi lo sai, sai benissimo che non è un gioco.
Sai che è finito il momento di giocare.
A otto anni è finito il momento di giocare.
Perchè adesso sei diventato grande.
Sei diventato un caruso. Un caruso di miniera
Tratto da “Pinuccio”.

Le musiche di Sergio Zafarana danno a questo spettacolo un tocco ancor più malinconico, crudo e terribilmente vero.

“Vorremmo portare alla luce una parte di memoria siciliana, quasi dimenticata. Ma vorremmo anche accendere un faro sulle condizioni di lavoro di molti bambini nelle miniere di mezzo mondo, ancora oggi. Lo facciamo attraverso una storia d’amore perché attraverso l’amore ci si può salvare dalla dimenticanza, dall’odio e dal dolore. L’amore in tutte le sue forme è l’unico decreto sicurezza che dovrebbe essere approvato“. Conclude così Aldo Rapè che, dopo aver vinto premio come “Miglior Monologo” al Premio Internazionale per il Teatro e la drammaturgia TRAGOS, è pronto a presentare “Pinuccio”, a tutti noi.