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Cosa ci ha insegnato il calcio durante questa settimana

La prima parte di questo articolo si potrebbe intitolare meglio con “Un calcio alle regole”. Si, perché il big-match di domenica scorsa tra Napoli e Juventus è da incamerare nelle massime di Eduardo De Filippo: gli esami non finiscono mai. Alzi la mano chi aveva assistito ad un’espulsione senza contatto tra i calciatori. Io, personalmente, mai nella vita. Nonostante ciò il calcio questa settimana ci ha insegnato che il regolamento parla chiaro ma non sempre viene applicato. Un calcio di punizione viene accordato alla squadra avversaria in caso si commetta infrazione di negligenza, imprudenza o vigoria sproporzionata a giudizio dell’arbitro. Il cavillo interessante riguarda il dare o tentare di colpire l’avversario. Il problema non è stato sanzionare con il rosso l’intervento di Meret, né tanto meno il giudizio espresso dall’arbitro Rocchi in quel preciso istante.

LA COLLUSA VIGORIA

Non biasimo l’arbitro, la sua prospettiva induceva a tale decisione. Chiunque arbitro al mondo avrebbe fischiato fallo e conseguente espulsione. Il problema è sempre lo stesso, il Var perché ha lasciato proseguire senza soffermarsi sul reale accaduto? E’ un dato incontrovertibile quello che le immagini ci fanno vedere? Si può stabilire con certezza che Meret ha colpito Ronaldo? Non mi sembra. Allora perché è stata presa in considerazione la vigoria sproporzionata anziché la più veritiera negligenza? Quest’ultima è quanto di più si avvicina alla realtà dei fatti. Meret esce dalla propria area per colpire il pallone ma non vi riesce, Ronaldo lo salta ma non vi è contatto tra loro. Il cartellino sarebbe dovuto essere di colore giallo, per la chiara occasione da rete avuta dall’attaccante portoghese. Non ci sarebbe stata disparità e la partita avrebbe avuto un seguito quantomeno dignitoso.

IL NAPOLI MULTIFORME

Di sicuro questa settimana ci ha insegnato che la forza di questa squadra è nelle corde della sua poliedricità. Riuscire a ritrovarsi e ad essere pronti nelle variegate modalità richieste dal proprio tecnico è quanto di più vicino si possa avvicinare all’era del calcio moderno. Passare dal dominio del secondo tempo di domenica scorsa contro la Juventus al mordi e fuggi di giovedì in Europa League è una caratteristica da apprezzare anche per i più scettici. Se il vero pericolo era rappresentato dal poter prendere sotto gamba l’avversario di sicuro è stato sventato. Anzi, tutt’altro. La compagine azzurra ha avuto il rispetto dovuto per il Salisburgo, proprio in virtù della conoscenza acquisita e del calcio espresso dalla squadra austriaca. Un Napoli compatto e pronto alla rapida verticalizzazione contro il calcio corale degli uomini della Red Bull. Un 3-0 che non dà diritto di replica nonostante gli affanni non previsti del finale di gara. Lo stesso Ancelotti non è stato contento, ritenendo fuori luogo continuare a pressare alto con un risultato così ampiamente acquisito.

IL FIGLIOCCIO DI LIEDHOLM

Questi sette giorni ci hanno testato un Kalidou Koulibaly in versione Agostino Di Bartolomei dell’era Liedholm. Un raggio d’azione universale quello del condottiero senegalese. Non solo si stacca dalla linea difensiva per accorciare sul portatore di palla avversaria, ma si propone dal centrocampo in avanti quando le condizioni lo richiedono. Allan ha ormai compiti delineati nel ruolo d’iniziazione. Gestione e smistamento della palla e si erge a supplemento della difesa per il recupero della stessa. Un protocollo che rievoca il calcio dell’indimenticabile Barone svedese, prima giocato e poi messo in pratica da Carlo Ancelotti. Il Napoli traccia con fermezza la sola fase di non possesso, disponendo le sue linee con il 4-4-2. Palla al piede è un sovrapporsi di metodi che si applicano in base all’avversario che si ha di fronte. Grazie alla polivalenza di calciatori come Allan e Koulibaly la squadra, in alcuni frangenti, si posiziona stretti con tre difensori e staziona nelle trequarti avversaria con più uomini come visto contro Parma e Juventus. In alternativa, le linee di gioco si bloccano in fase di ripartenza, incentrando tutto sull’interdizione e la conseguente capacità di verticalizzare, come visto contro il Salisburgo. Koulibaly ed Allan sono il fulcro di questo Napoli. Si propongono, gestiscono palla, conducono la regia difensiva e del centrocampo della squadra, insomma, due perni inscindibile di questa squadra. Ad oggi, sembra davvero impossibile prescindere da questi due calciatori, soprattutto in prospettiva futura.

LA TEMPISTICA DEL TIFOSO

Le contestazioni possono avere mille ragioni, mille interpretazioni, ma le fondamenta devono restare illibate: i 90 minuti sono fatti per sostenere la squadra. Punto. Manifestazioni, cori, dissensi, hanno luoghi e tempi da rispettare. Silenziarsi per 45 minuti per poi contestare l’operato della società per la restante frazione è disdicevole. Ognuno ha il diritto di far sentire la propria voce, ma l’ingresso allo stadio è consentito due ore e mezza prima della gara, non c’è bisogno di protestare durante la partita. Inoltre, ci sono 15 minuti di intervallo e tutto il post partita. Se c’è da protestare bisogna avere altrettanta razionalità da dover rispettare. Il San Paolo è sempre stato il dodicesimo uomo in campo, schierato contro l’avversario e non a favore. Questa squadra ha una dote che nessuno può disconoscere: impegno e attaccamento alla maglia. Ha bisogno del calore e dell’affetto della propria gente semplicemente perché lo merita. Durante la partita dedichiamoci a lei e torniamo ad essere il catino di un tempo.