George Bernard Shaw è stato uno dei migliori autori letterari del 20° secolo. Si è contraddistinto per il suo lavoro intriso di idealismo ed umanità, la cui satira stimolante è spesso infusa di una poetica di singolare bellezza. Tra i tanti da egli citato, un’aforisma in particolare vale sicuramente la pena ricordare.
Il progresso è impossibile senza cambiamento, e chi non può cambiare idea non può cambiare nulla
Le volte precedenti ci siamo soffermati su quanto il Napoli sia riuscito a cambiare faccia dopo l’intervallo della partita, interpretando la stessa con equilibri e standard diversi. Discorso che abbiamo sempre associato all’intelligenza dell’uomo Ancelotti, il quale si è differenziato sin da subito da concezioni e monologhi perseveranti visti in passato con la gestione Benitez. La stagione volge verso la svolta ed il Napoli sceso sul campo dell’Emirates Stadium è parso privo di certezze, smarrito ed inerte dinanzi al suo avversario. Perplessi per quanto visto in campo dagli undici di Carlo Ancelotti anche (ma forse soprattutto) per la mancanza di reazione, se non, peraltro, negli ultimi 15 minuti della gara. Aggressività e concentrazione dovevano rappresentare i punti cardini per un match così tanto atteso. Così come nel riuscire a restare nella gara anche dinanzi alle prime difficoltà che potessero sopraggiungere. Se escludiamo la partita dell’Olimpico, la squadra di Ancelotti sembra fare fatica nel poter reggere il passo dell’avversario per tutti i 90 minuti della gara. Ma quello che più preoccupa è quanto emerso nelle ultime uscite, una squadra lenta e macchinosa che non riesce ad alternare il suo gioco com’era consueto fare nei mesi scorsi. Dinamicità, ritmo, movimenti a scalare, tutte peculiarità che sembrano un lontano ricordo.
LA PARTITA DI LONDRA
Difesa disposta male, sia per distanze concesse che per inadeguate coperture. Durante la gara Fabian Ruiz ha poco tenuto le giuste misure con il suo diretto avversario, concedendo spesso l’inferiorità numerica nella trequarti Partenopea.
L’Arsenal, in fase di non possesso, ha improntato il match tenendo linee corte tra i reparti e una marcata densità in mezzo al campo. Ma soprattutto un pressing forsennato che ha impedito al Napoli di gestire palla e costruire il gioco.
Il pressing effettuato sui portatori avversari è risultato blando e sterile. Poco aggregato dal collettivo, lasciando all’Arsenal ampio margine su come meglio scegliere di impostare di gioco.
Una gestione della palla poco reattiva ha consentito spesso ai Gunners di rubare palla e mettere a dura prova il sistema difensivo degli azzurri, i quali, per almeno 70 minuti, non sono riusciti a tenere le giuste distanze in fase di copertura.
La troppa apprensione, spesso, porta a commettere degli errori. E’ il caso di Allan che, incurante della copertura su Ramsey, si riversa a coprire una zona del campo non di sua competenza.
Errore che ha comportato un dislivello globale (Mario Rui che lascia la sua marcatura per contrastare il tiro di Ramsey, successivamente respinto da Koulibaly).
Un errore rilevante è stato commesso sul primo dei due gol subiti: Mario Rui, dopo aver commesso un errore in fase di impostazione, ripiega nella propria metà campo nel tentativo di riprendere in marcatura il suo diretto avversario.
Ma il fraseggio degli uomini di Emery lo porta a raddoppiare inutilmente su Ramsey già controllato da Allan, con l’aggravante di lasciare incustodita la sua zona di pertinenza e con il solo Koulibaly nel tenere a bada due avversari: Lacazette e Matland-Niles.
La difesa si sfalsa totalmente perdendo ogni punto di riferimento diretto con il proprio avversario. Koulibaly sceglie di puntare Lacazette, il quale, una volta preso palla, riesce facilmente ad attivare Matland-Niles che risulterà poi determinante nel fornire l’assist vincente al sopraggiunto Ramsey.
Il gol nella sua sintesi video.
A VERONA SI CAMBIA REGISTRO
Dopo soli tre giorni il Napoli si rituffa in campionato per cercare di smaltire i postumi della sbornia europea. Patto o chiarimento che ci sia stato all’interno dello spogliatoio, sta di fatto che il Napoli, con le dovute proporzioni e qualità rispetto all’Arsenal, mette alle corde il Chievo Verona, gestendo la gara in lungo e in largo. Lo fa con uno schieramento tattico totalmente diverso, e con una formazione mai vista sotto la guida tecnica di Carlo Ancelotti. Una sorta di 3-4-3, o 1-2, in base alle posizioni assunte dall’inedito trio d’attacco composto da Insigne, Milik e Mertens.
A differenza di altre volte, anche in fase di non possesso la squadra non sembrava disdegnare l’atteggiamento assunto in fase propositiva.
Come centrale di destra è stato schierato Hysaj, il quale è sembrato più a suo agio non avendo compiti in fase di costruzione ma solo di ripiego.
Fondamentale, come sempre, il supporto avuto da Callejon che sia in fase di sostegno che in copertura è riuscito a dare equilibrio ai due reparti di competenza.
La difesa è schierata correttamente, grazie agli equilibri citati in precedenza. Nella fattispecie, lo scalo di Callejon, è sincronizzato alla perfezione, consentendo al centrale di destra di raddoppiare la marcatura e ai due uomini posti al limite dell’area il pieno controllo in fase di interdizione.
La costruzione del gioco da parte dei difensori ha sortito effetti benevoli, in quanto la squadra è risultata più affine nel tenere in equilibrio le linee di reparto.
Un correttivo, un modo di interpretare la gara in maniera diversa. Non solo a garanzia di un sistema difensivo che negli ultimi due mesi non ha dato la solidità di inizio stagione, ma che ha offerto varie soluzioni anche sul fronte d’attacco. Insomma, una variante tattica che ha dato la possibilità di mostrare autorità e maggiore elasticità nelle diverse dinamiche di gioco.
Certo, il Chievo non è l’Arsenal, ma è anche vero che il Napoli visto a Londra non è il Napoli che abbiamo imparato a conoscere. Carlo Ancelotti è consapevole che si è giunti alla svolta di questa stagione. Vi si è giunti tra mille pressioni che anch’egli ha dovuto tenere a bada. Delle volte, per continuare a seguire la nostra strada è necessario apportare un cambiamento. Quando non ci sentiamo più soddisfatti di quello che stiamo facendo, o di quello che ci sta intorno, il poter cambiare anche qualcosa di piccolo può diventare una rampa di lancio per l’inizio di una nuovo vita. Altre volte, un cambiamento, anche per il solo atteggiamento da adottare nella vita, è necessario per continuare il nostro percorso. Al di là del risultato e della qualificazione, stasera questi ragazzi avranno una nuova opportunità: riprendere possesso della propria identità e di cavalcare l’onda che propagheranno le mura di casa Napoli. Stasera bisogna risalire la china e riprendere possesso di cosa siamo e di cosa possiamo dimostrare.
