Lorenzo Insigne

Lorenzo Insigne, capitani si nasce, ma con amore ci si diventa

E’ difficile definire un particolare che colpisce le persone in modo così intenso e fisico. Segnali incontrollabili, che scandiscono le loro vite in modo potente, definendo addirittura che scelte faranno. Il problema di chi non ascolta le proprie emozioni è duplice. Il pericolo che si corre è quello di colpire la propria identità, impedendo di capire la propria volontà. “Chiudere un occhio” su ciò che si prova realmente rischia di nuocere la propria indole e ripercuotersi sulla propria persona.

UN LORENZO DAI MOLTEPLICI VOLTI

Il riuscire a destarsi dal proprio pathos mi ha emozionato non poco. Lorenzo Insigne, realizzando il calcio di rigore contro il Cagliari,  domenica sera è esploso in un ibrido di furia e di gioia. Dalla manifesta e passiva rabbia allo sfogo più calzante. Un urlo di liberazione dall’infausto vortice che lo stava avvinghiando. Dal penalty fallito contro la Juventus al muso lungo del post partita con il Sassuolo. Dalle dichiarazioni rilasciate a mezzo stampo al malinteso della sostituzione avvenuta contro l’Arsenal. Un lasso di tempo contornato da mille illazioni, suggestioni e ipotesi di complotto. Il suo nuovo procuratore è da tutti indicato come il nullaosta per emigrare altrove. Un succulento piatto servito per lo sterminatore Mino Raiola, specialista assoluto per gli esosi ingaggi conseguiti suoi assistiti. La serenità ritrovata sembrava essere stata raggiunta settimana scorsa con il faccia a faccia con il tecnico Ancelotti e il presidente De Laurentiis. Ma piovono a tamburo battente le dichiarazioni del patron Aurelio, inerenti alla situazione del fantasista azzurro. Nello specifico, il discorso si è soffermato sull’importanza di poter indossare la fascia da capitano nella città che ha regalato i propri Natali. L’essere napoletano, per il numero uno del club azzurro, è caratteristica importante ma non sufficiente. Perché per De Laurentiis “E’ napoletano, quindi come tale ha tutte le credenziali per essere capitano. Queste, però, sono cose che bisogna desiderare, volere e attuarle facendo presa sullo spogliatoio. Un vero capitano non è solo quello che porta il gagliardetto o la fascia, ma è anche quello che sa parlare alla squadra e sa come convincerla di poter raggiungere determinati traguardi. Non aspetta un incontro con me e nemmeno un rinnovo, al massimo un prolungamento. Se vuole rimanere con noi a vita allora ce lo dice e noi facciamo un’eventuale discussione su come tenerlo”.

LO SCUGNIZZO CHE VORREI

Una sorta di bastone e carota di un padre al proprio figlio. Difficilmente mi sono ritrovato con i modi, e i toni, di comunicare del leader della società Partenopea. Il non riuscire ad instaurare rapporti sociali con Napoli e i napoletani – città con cui, nel bene o nel male, convive da 15 anni – non giova di certo ad un ambiente già tellurico di suo. Ma sono sempre stato incline al suo rigetto alle facili allusioni di manager e calciatori. Lorenzo è un bravissimo ragazzo, questo lo do’ per certo, ma il suo atteggiamento, il più delle volte, si associa ad un carattere irascibile. Deducente ad carattere che facilmente si lascia trascinare da fattori esterni. Una personalità che purtroppo non lo identifica nell’idolo che il tifoso napoletano vorrebbe tanto lodare. Forse perché di indecisioni ne abbiamo avute fin troppo. Dalle sceneggiate di Lavezzi di fine stagione, alla fuga clandestina di Gonzalo Higuain, fino alle recenti perplessità riscontrate da Younes nello scegliere Napoli.

Amare la maglia vuol dire accettarla e non adeguarsi ad essa sperando di aumentare il proprio emolumento. Hamsik lo ha fatto per 12 anni, accettando critiche, giudizi e disapprovazioni. Questa fascia è un fardello, e tu che sei un napoletano dovresti saperlo più di tutti. Devi rispettarla, sempre e comunque. Essere leader della propria squadra non significa per forza maggiore diventarne il fuoriclasse palla al piede, bensì con la testa e con il cuore che ti lega ad essa. Ti voglio campione dell’anima, con fierezza ed orgoglio. Doti che hai dimostrato di avere riprendendo quel pallone tra le mani che solo il palo ti negò di trasformare e che con coraggio hai deciso di calciare. L’amore non rappresenta incertezze, né paura alcuna, ma pura e semplice magia che trasuda appartenenza.