Napoli-Cagliari non delude mai le attese: il thriller per eccellenza

Nel bene o nel male le partite tra Napoli e Cagliari hanno statisticamente risvolti da thriller sempre nei minuti finali. Basta ricordare gli amarcord dell’ultimo decennio per decifrare un match che di banale ha ben poco. Il pareggio di Bogliacino al 96′ nel 2009, nel famoso 3-3 caratterizzato anche dal tiro a segno di Lavezzi ad Allegri nella bagarre che caratterizzò il finale della gara. Lo stesso argentino che l’anno successivo, con un fulmineo contropiede, regalò una vittoria insperata al 93′. La passata stagione non fu da meno, tra sfida di andata e ritorno, Milik su punizione al 91′ e Insigne con un calcio di rigore al 98′ portarono bottino pieno di 6 punti. Limitarsi a descrivere il solo tabellino di queste gare è decisamente riduttivo, e lo sarebbe ancor di più se ci rapportiamo al match di quest’anno.

LA GARA

Quello sceso in campo ieri sera era un Napoli cinto di alloro, forte di una scia vincente e convincente. Gli undici iniziali schierati in campo non si discostavano molto da quelli vincenti e ammirevoli di otto giorni fa contro il Liverpool. Gli unici rincalzi sono stati quelli di Maksimovic e Zielinski, concedendo un turno di riposo a Koulibaly e Fabiàn Ruiz. La poca brillantezza vista nel primo tempo non credo sia dovuta ad un approccio preso sotto gamba, bensì da un avversario pronto a murarlo nel barricarsi nella propria trequarti. Nonostante ciò il Napoli è riuscito nel procurarsi due nitide palle gol, le quali né Lozano né Insigne sono riusciti a trasformare in gol. A parte la poca precisione e la mancata rapidità di esecuzione, i suddetti calciatori, forse, sono risultati il vero emblema della partita degli azzurri. Contro un avversario così restio nel proporsi e creare gioco, un calciatore rapido come il messicano non è riuscito a sfruttare le sue doti migliori. Avulso dal gioco, specie in fase di costruzione non è riuscito a ritagliarsi nel ruolo di prima punta. Poco reattivo nel concludere a rete quando servito da Mertens non trova il tempo giusto per battere l’estremo difensore cagliaritano. Insigne, occasione da rete a parte, non è mai riuscito a districarsi dai suoi diretti marcatori e, quando volgeva verso il centro, spesso si è imbrigliato nella muraglia creata ad arte dai sardi.

L’EPILOGO CHE NON TI ASPETTI

Carlo Ancelotti apporta modifiche sin dal primo minuto della ripresa della seconda frazione. Entra Koulibaly per sostituire Maksimovic infortunatosi al quadricipite dx, ma l’assetto cambia fisionomia, in fase di possesso si passa ai tre dietro con un inedito Allan nel ruolo di centro dx in difesa e, sulla stessa linea, Di Lorenzo nelle vesti di quarto di centrocampo e un Callejon più defilato in zona d’attacco che spaziava tra l’out di dx e il centro. Il tutto per allargare la difesa avversaria volta a fare densità nella zona centrale. Le occasioni per il Napoli iniziano a fioccare, specie quando Llorente subentrerà ad un abulico Lozano. I numeri ci diranno che gli uomini di Ancelotti hanno effettuato 30 tiri verso la porta di cui 19 all’interno dell’area degli avversari. Che saranno due i pali colpiti e tre le grandi occasioni create, finite al lato della porta di Olsen di un niente. Che il dominio territoriale con il 67% di possesso palla e 13 calci d’angolo battuti non serviranno ad avere la meglio sulla squadra di Maran, a cui basterà un contropiede nel finale nel sorprendere gli azzurri e fare risultato pieno al San Paolo.

LA DELUSIONE È INEVITABILE

Si potrà dire tanto su questa partita, che Insigne andrebbe valutato per la sua condizione attuale e non impiegato per il nome che porta.

Che Lozano soffre il ruolo della prima punta e che andrebbe valorizzato sfruttando la sua progressione palla al piede, magari, proprio ieri sera poteva mettere in luce le sue doti se fosse rimasto in campo nel secondo tempo insieme a Mertens e Llorente. Si potrà pensare di tutto e di più, come la mancanza dal primo minuto di una torre al centro dell’area avversaria. La verità è che, statistiche alla mano, quella contro il Cagliari è stata la partita maledetta per eccellenza, dove se non la sblocchi con sette, nitide, occasioni ti si rivolta contro come un boomerang. Non me la sento di criticare scelte e gioco espresso, non è stato un problema di mancata intensità, ma, come sempre, tutto fa esperienza e lo stesso Ancelotti è sempre stato onesto nell’ammetterlo. C’è sicuramente rabbia, ed è giusto che sia così, ma siamo alla quinta giornata di un torneo ancora molto lungo e di compromesso non c’è ancora nulla.