Come fare impresa: intervista a Lucio Insinga, amministratore di MCP

Come fare impresa: intervista a Lucio Insinga, amministratore di MCP

 

 

è la domanda che si pongono tutti gli aspiranti imprenditori nel momento in cui, singolarmente o con altri, vogliono condividere un progetto comune.

Fare impresa non è semplice e occorre essere coadiuvati da consulenti seri e competenti, capaci di delineare un percorso professionale vincente da far intraprendere agli aspiranti imprenditori.

Su questo tema, interessante e utile, risponde il dott. Lucio Insinga, amministratore delegato di Management Capital Partner.

Dottor Insinga, quali consigli pratici ritiene di poter dare  a chi le chiede come vuole fare impresa?

La risposta nella sua semplicità presenta alcuni aspetti pratici che conviene approfondire anche se in modo sintetico. La prima questione è relativa al numero di persone che vogliono realizzare il progetto imprenditoriale, la seconda è connessa all’oggetto dell’attività, la terza alla sua finanziabilità ed infine la quarta al luogo nel quale s’intende operare in concreto.

Affrontiamoli nell’ordine da Lei descritto che a mio avviso non è casuale.

In linea generale, quando aspiranti imprenditori mi pongono questa domanda, chiedo esattamente le stesse informazioni. Quanti siete, cosa volete realizzare, con quale supporto finanziario e dove volete operare.

Iniziamo con il regime di responsabilità.  Io consiglio l’adozione della formula della società a responsabilità limitata. (S.r.l.) ciò perché a mio avviso il patrimonio personale e quello aziendale debbono essere sempre distinti.

Le faccio un esempio, ipotizzi una società costituita da due soci. Solo uno ha un’abitazione di proprietà. Optano per costituire una società a nome collettivo (s.n.c.). siccome in questo tipo di società la responsabilità per i debiti sociali è illimitata, il socio che rischia di più e colui il quale è anche proprietario.

Seconda questione: quale consiglio si sente di dare sull’oggetto sociale?

Se due giovani vogliono aprire, ad esempio una pizzeria, le posso dire in generale che avviarla al Centro Sud o al Centro Nord c’è una notevole differenza in termini di supporto finanziario.

Infatti, ci sono misure agevolative che premiano ad esempio i giovani che intendono avviare un’attività imprenditoriale al Sud. Le più importanti sono riassunte nel sito di Invitalia.

Ciò, ovviamente, non vieta ai neo imprenditori di immaginare uno sviluppo del proprio business nel resto d’Italia o anche all’estero, ma certamente l’avvio di un’attività al Centro Sud comporta dei vantaggi non indifferenti perché il supporto finanziario è veramente notevole.

Anzi, proprio in virtù di questi possibili aiuti, merita strutturare un’impresa più importante. Quindi se restiamo in tema di pizzeria, perché non immaginare ad esempio l’apertura di più punti in franchising, oppure la possibilità di commercializzare le basi o la pizza stessa e fornire punti della grande distribuzione al nord?

Se l’impresa mira a ciò ci vorrà un piano d’impresa molto articolato?

Un piano ci vuole sempre e possibilmente anche due e le spiego perché.

Il primo rappresenta il “sogno”, che è quello sul quale si basano tutti gli imprenditori. Il secondo (il piano B) è quello con i piedi per terra e rappresenta quello che in concreto posso riuscire a fare o l’obiettivo che in realtà le mie condizioni mi permettono di poter raggiungere. Se funziona solo il primo, avrei qualche dubbio circa la sua realizzazione. Se invece funziona anche il piano B, posso avere una ragionevole certezza che l’impresa è destinata a progredire.