Oggi l’insediamento del nuovo Arcivescovo a Napoli: Ed è già “Don Mimmo”

Napoli – Ormai per i napoletani è già “Don Mimmo”, l’arcivescovo Domenico Battaglia subentra ufficialmente al posto di Crescenzo Sepe.

Il passaggio di testimone avviene con celebrazione eucaristica nella chiesa cattedrale con rito canonico di presa di possesso della diocesi. Si tratta dell’ultimo appuntamento di una giornata ricca di impegni. In mattinata l’arcivescovo Battaglia condurrà un “pellegrinaggio simbolico” verso alcune periferie esistenziali della città, incontrando persone e storie rappresentative della fragilità e delle sofferenze di Napoli.

Di questo “pellegrinaggio simbolico” verrà data notizia sui canali social della Diocesi. Nel pomeriggio, l’arcivescovo Battaglia, presenti i vescovi ausiliari monsignor Lucio Lemmo e monsignor Gennaro Acampa, incontrerà le autorità istituzionali e altre personalità nel salone di rappresentanza del Palazzo arcivescovile, in largo Donnaregina.

La prima parte si svolgerà sul sagrato del Duomo, poi una sosta nella Cappella del Tesoro di San Gennaro per l’adorazione eucaristica e la venerazione delle reliquie del Santo. Infine la Santa Messa con il rito di possesso canonico, la prima omelia e la prima benedizione della città. Il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo emerito di Napoli, seguirà il rito dalla residenza diocesana di Capodimonte dove si trova in convalescenza.

 

Pochi i fedeli che prenderanno parte alla cerimonia a causa delle restrizioni anti Covid. Intanto l’arcivescovo Battaglia ha affidato una sua lettera al nuovo numero di Vita pastorale. “Non riesco – si legge – a pensare al mio sacerdozio senza ricordare il volto di poveri, sofferenti, emarginati, che hanno convertito la mia vita dall’illusione di garanzie che non hanno nulla a che fare con il Vangelo di Gesù. Non riesco a pensare al Cristo senza il bene seminato nella mia storia da tanti laici e preti impegnati dalla parte degli ultimi. Sento molto in me le parole di papa Francesco: “Desidero una Chiesa povera per i poveri. Essi conoscono il Cristo sofferente””.