Casavatore Truffa

Maxi truffa in provincia di Lecce, confermate condanne per due cittadini di Casavatore

Maxi truffa in un ufficio postale in Puglia, in provincia di Lecce, i giudici hanno confermato le accuse per due cittadini di Casavatore.

I fatti sono raccontati da LecceNews24, un ex responsabile del settore consulenze dell’Ufficio Postale di Parabita, accusato di un maxi raggiro ai danni di una donna di origini eritree e di sedici anziani, con la complicità di altri soggetti. La Corte di Appello (Presidente Carlo Errico) ha inflitto complessivamente la pena di 9 anni e 9 mesi nei confronti di Cosimo Prete, 61 anni, già assessore comunale a Parabita. I giudici hanno riqualificato il reato di peculato in appropriazione indebita aggravata. Non solo, poiché per numerose altre accuse è stata dichiarata l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione. Ricordiamo che in primo grado, Prete era stato condannato a 16 anni di reclusione dal collegio della seconda sezione.

I giudici hanno inoltre ridotto a 5 anni la pena per Andrea Cesarini, 45 anni, di Ladispoli (8 anni in primo grado). Sono state invece confermate le seguenti condanne: 9 anni e 10 mesi per Marcolino Andriola, 53enne, di Cellino San Marco; 8 anni e 6 mesi ad Antonio Silvestri, 45 anni, di Casavatore (Napoli); 4 anni e 6 mesi per Luigi Cecere, 32 anni, di Casavatore in provincia di Napoli. La Corte d’Appello ha inoltre confermato i risarcimenti in favore delle parti civili.

I FATTI

Secondo l’accusa, l’imputato si sarebbe impossessato di ingenti somme di denaro, attestando falsamente ai propri clienti di averle investite in strumenti finanziari.

La prima vittima, sarebbe stata una donna di origini eritree, ma residente a Locria cui venne prosciugato un conto corrente per più di un milione di euro. Prete avrebbe sostanzialmente creato una sorta di copia del libretto, cointestato alla ignara vittima e a una delle indagate a piede libero. Qui era confluita parte dei soldi, precisamente 437mila euro; la parte più sostanziosa era stata trasformata in otto buoni fruttiferi postali del valore di 100mila euro ciascuno; mentre altri 52mila euro erano stati consegnati, sotto forma di vaglia, a un autosalone di Lecce. Poche ore dopo aver trasferito in maniera truffaldina i soldi, infatti, gli indagati avrebbero fatto il primo acquisto: una Bmw serie 1, comprata la sera stessa. Altre auto, nel corso dei mesi successivi, sarebbero poi finite nella disponibilità degli indagati.

Nella sua rete, oltre alla donna di Locri, sarebbero cadute almeno altre vittime, per lo più pensionati che avevano affidato all’insospettabile professionista tutti i risparmi di una vita.

Prete venne anche arrestato e condotto in carcere nel novembre del 2014 (misura in seguito revocata), a seguito di una ordinanza di custodia cautelare.