Whirlpool Napoli; Alessandro Siani in fabbrica vicino ai lavoratori: “Papà era operaio, mamma casalinga, abbiamo vissuto anche noi la cassa integrazione”

Napoli – Nella giornata di ieri, domenica 19 settembre, Alessandro Siani ha fatto visita agli operai della Whirlpool Napoli. L’attore e regista napoletano ha raccontato di essere figlio di un operaio dell’allora Alfa Romeo di Pomigliano d’Arco e ha scelto questo giorno simbolico, giorno di San Gennaro, per esprimere la propria vicinanza ai lavoratori del sito di Via Argine, al momento chiuso e in via di dismissione.

Siani ha preso parte alla giornata di lotta organizzata dagli operai e dalla Fiom per ribadire il no ai licenziamenti che alla fine di settembre sanciranno la chiusura dell’azienda di Napoli Est e la perdita dell’impiego per oltre trecento persone. Giunto in mattinata in fabbrica, sale sul palchetto:

“Papà era operaio, mamma casalinga, abbiamo vissuto anche noi la cassa integrazione. Io ricordo quei giorni, quei giorni di cassa integrazione…E vedete, sono i dettagli che fanno la differenza per chi vive un momento di difficoltà. – racconta il comico napoletano – Ricordo che quando mammà andava in salumeria il prosciutto crudo costava molto e nuje mangiavamo soltanto la spalla, la spalla di prosciutto cotto. I toast col prosciutto cotto… La difficoltà di un paio di scarpe? Facevi tutto l’anno. E mica compravamo che so, le Superga. Andavamo in un negozio, ricordo ancora, si chiamava Musto e pareva Ikea, te le dovevi montare tu le scarpe… Io ero più grande delle scarpe che avevo al piede. Quando veniva un amico a casa? Le case loro erano belle io dormivo con mia sorella avevo un divano letto che s’arapeva sotto ‘o lampadario. Avevo vergogna di fare entrare gente in casa, dicevo ai miei amici: studiamo sul pianerottolo che stiamo più freschi… Ebbene sono questi particolari che non conosce chi ci governa. – poi conclude – Però ricordo anche la bellezza della semplicità: andare in Calabria in vacanza quei pochi giorni, in quattro in macchina, finestrino aperto mammà che pigliava nu piezz ‘e pane e ce lo spartivamo. Eravamo felici e non lo sapevamo”.

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