La Politica alla prova dell’ascolto, della mitezza e delle espressioni gentili all’alba della XIX Legislatura

di Biagio Fusco – Merita un approfondimento, una menzione speciale e riservata o, come suole assegnare il mondo accademico, il tributo della summa cum laude. Mi riferisco di certo al memorabile discorso tenuto il 13 ottobre 2022 da Liliana Segre nella giornata inaugurale della XIX Legislatura italiana a Palazzo Madama. Mi lascio un po’ andare, questa volta, cedendo alla tentazione di esprimere un parere personale non richiesto, beninteso in assenza del requisito minimo quanto a titoli d’autorità, crisma d’autorevolezza e ruoli referenziali, men che meno a poltrone che possano dare adito a comportamenti di autoinvestitura. La premessa è patto, dicono però i giuristi. Ebbene, la superstite dell’Olocausto, testimone attiva della Shoah, oggi senatrice a vita per essere stata insignita della carica nel 2018 con nomina disposta dall’allora (ed attuale) Capo dello Stato Sergio Mattarella il quale, nel rispetto di quanto dettato dal testo normativo dell’art. 59 della nostra Carta, le riconosce di “ aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale “, ha suscitato in molti, soprattutto in quelli più dotati di palato (culturale) fine e visione politica orientata, una emozione per così dire “ severa ” . Eh sì, nel giorno in cui Ella guidava la seduta di uno dei due rami del Parlamento, che corrisponde all’Ufficio della II carica dello Stato Repubblicano, benchè in via provvisoria come recita la legge, il “ Presidente morale del Senato ” (così l’ha definita con amorevole cortesia il neoeletto Ignazio LaRussa) ha consegnato a tutti quanti Noi, ma rivolta alla Politica, una rigorosa lezione di sana umanità, scritta in una veste culturale pregiata, impregnata di spunti di riflessione impegnativa e moniti di diritto. Per la prima volta nella storia costituzionale del nostro Paese i giovani, dai 18 ai 25 anni d’età, si sono assunti la responsabilità di rinnovare i componenti di quell’autentico “ tempio della Democrazia italiana ” che è il Senato, proprio nell’occasione in cui esso presentava un aspetto istituzionale ampiamente riformato dalla scure referendaria. Attraverso il percorso di una considerazione agile, non intricata di sciuro da allusive mistificazioni e scevra da coinvolgimenti di sorta, ho colto dalle parole della senatrice Segre quando scrive “ ..L’appartenenza a un così rarefatto consesso non può non accrescere, in tutti noi, la consapevolezza che il Paese ci guarda, che grandi sono le nostre responsabilità ma, al tempo stesso, grandi le opportunità di dare l’esempio. Dare l’esempio non vuol dire solo fare il nostro semplice dovere, cioè adempiere al nostro ufficio con disciplina e onore, impegnarsi per servire le istituzioni e non servirsi di esse, potremmo anche concederci il piacere di lasciare fuori da questa assemblea la politica urlata che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione al voto, interpretando, invece, una politica alta e nobile che, senza nulla togliere alla fermezza dei diversi convincimenti, dia prova di rispetto per gli avversari, si apra sinceramente all’ ascolto, si esprima con gentilezza perfino con mitezza..”, la sconsolante convinzione che la Politica italiana, attratta in questo frangente storico dalla concentrazione di affrontare nodi non facilmente districabili che le pongono innanzi sfide delicatissime, il cui esito già nel breve periodo potrebbe incidere sensibilmente i destini di tutta la popolazione, debba recuperare la capacità di valorizzare e promuovere i territori, esaltandone le eccellenze e raccogliendone le migliori valenze culturali, artistiche, sociali ed economiche. L’essenza dei precetti democratici vuole che la maggioranza governi e che l’opposizione vigili, così come chiesto dal popolo che nelle urne manifesta la sua volontà; tutto ciò al di là delle contrapposizioni, il più delle volte degeneri perché ancorate all’egocentrismo di pretese personalistiche che non preservano le istituzioni repubblicane e maldestramente non garantiscono la pluralità delle parti, poichè non inclusive nelle intenzioni programmatiche. Liliana Segre ammonisce con lucida durezza la immaturità delle grandi democrazie, allorquando non dimostrino di avere dentro di sé l’innato seme della condivisione di un nucleo essenziale di valori che permetta loro di ritrovarsi nuovamente salde, come l’Italia unita intorno alla Costituzione che è naturalmente “ perfettibile e può essere emendata come essa stessa prevede all’art. 138 “. Da aspirante giurista, senz’altro un po’ condizionato da una alle volte gradevole deformazione professionale, ho apprezzato ed accolto con favore il passaggio, tanto effimero quanto perentorio ed efficace, sulla funzione sostitutiva rispetto alle prerogative del nostro Parlamento, esercitata dalle Magistrature ordinaria e costituzionale, che con un’azione integrata di applicazione puntuale della giurisprudenza spesso sono intervenute per evidenziare e contrastare le difformità delle normative, rilevate alla stregua dei principi contenuti nella Carta.

..se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione, per altro con risultati modesti, talora peggiorativi, fossero state impiegate per attuarla, il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice..”