La prima volta de La Presidente in Europa e la sua idea di UE

 

di Biagio Fusco – Ha lasciato l’Italia “ la nostra Presidente “ per fare il suo esordio istituzionale in Europa e spiegare la propria idea di UE, nel mentre il fronte della politica interna è rimasto impegnato a dirimere le questioni giuridiche legate alla normativa anti rave party. Se, infatti, FI di Berlusconi si dice disponibile ad introdurre correzioni all’architettura del prossimo decreto legge che dovrebbe contrastare i raduni pericolosi con oltre 50 persone, immaginando una riduzione delle pene, la Meloni vola a Bruxelles per trattare temi importanti e delicati e lo fa portandosi dietro quella grinta proverbiale che la contraddistingue, talora facendo la voce grossa su alcune priorità internazionali “Abbiamo parlato di flussi migratori e di un cambio della posizione italiana che è la difesa dei confini esterni, anche su questa materia ho trovato orecchie disponibili… Ho discusso e portato il punto di vista italiano sulle questioni più importanti, a patire dalla crisi ucraina e dal domino di conseguenze che produce…”. Purtroppo, al di là del clima cordiale ed accogliente, aperto al dialogo ed al confronto senza pregiudizi, preparato per l’occasione dai vertici dell’Unione Europea che attendevano il nuovo Presidente del Consiglio italiano, la Giorgia nazionale ha dovuto incassare il secco no della Germania sulla possibilità di creare un nuovo Recovery Found, destinato evidentemente a sterilizzare il caro energia e le ricadute sul debito comune. Sono rimasti, dunque, delusi quelli che si aspettavano o pronosticavano addirittura un “ prima volta in Europa ” difficile per l’attuale Governo in carica, probabilmente per il timore, spesso infondato, di mostrare un atteggiamento che potesse essere guardato con diffidenza perché sospettato di “ scarso atlantismo ” ed “ indirizzo autarchico ”. Non si è fatta attendere la replica della Meloni che scherzando dice “ .. vedere e parlare direttamente con le persone può aiutare a smontare una narrativa che è stata fatta sulla sottoscritta…”. Ma le aspettative italiane, quasi fosse un autentico test delle capacità di mediazione politica e di tenuta delle relazioni internazionali, sono tutte puntate sull’esito degli incontri ufficiali in programma nella capitale belga, da quello fissato per primo con la Presidente del Parlamento Europeo, per poi seguire quello con la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e terminare con il Presidente del Consiglio Europeo. Con buone probabilità di successo si capirà, infatti, il grado di ascolto a livello europeo del “ punto di vista italiano ” rispetto ai grandi nodi esteri legati alla necessità di dare, il prima possibile, concretezza nelle soluzioni escogitate dalla politica per fronteggiare gli aumenti delle risorse naturali come il gas, in vista di una stagione invernale alle porte che in alcune regioni del Nord Europa ha già fatto conoscere la sua rigidità. Si comprenderà dunque il peso politico esercitato dal nostro Paese nel far passare la proposta di imporre sul gas un price cap, ovvero un tetto massimo al suo prezzo di acquisto. Insomma, le più alte cariche dell’Unione hanno gradito il gesto della Meloni di recarsi da loro a pochi giorni dal proprio formale insediamento a Palazzo Chigi per diradare ogni potenziale rischio di malinteso iniziale ed avviare una trattativa che si prospetta difficile e che comporterà sicuramente un lungo percorso fatto di laboriosi tentativi di composizione di opposte vedute. In particolare, ciò che attualmente divide le parti sono i problemi collegati all’attuazione del PNRR, all’emergenza migranti nel Mediterraneo e non solo, infine al MES. Ma sul tavolo delle contrattazioni e negoziati c’è un altro argomento che separa gli orientamenti dei vari Stati membri, la riforma delle norme sul patto di stabilità, una partita sostanziale che si gioca senz’altro sul versante della “ sensibile apertura ” che l’Italia chiede alle massime autorità europee. “ La crisi è diversa dal Covid, noi ora non raccomandiamo ai Paesi di mettere in campo degli estesi stimoli fiscali. Questo è il momento della prudenza nelle politiche di bilancio “, ha più volte ribadito sul punto il vice presidente dell’esecutivo europeo. Un invito alla cautela ed a non forzare la mano, tanto implicito quanto incisivo, è giunto dalle parole del commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni dopo aver pranzato con la neopremier italiana, con la quale ha avuto prima un colloquio molto pacato di circa un’ora su tutte le ampie sfide che si appresta ad affrontare insieme all’esecutivo appena nominato. Ebbene, pare che sia stata esaminata la opportunità, almeno teorica, che il nostro Paese ricorra all’applicazione dell’art. 21 del regolamento del Next Generation per modificare il proprio Piano, a patto di non stravolgerlo per non incontrare le ferme opposizioni della UE. Su tale aspetto, qualcuno avanza l’ipotesi di utilizzare il capitolo RePowerEU quale addendum al PNRR per effettuare uno spostamento di risorse economiche da un settore all’altro. Il messaggio che arriva dall’estero comunque è chiaro, Meloni o meno, l’Italia non può sottrarsi all’impegno preso, di ratificare il meccanismo che potrebbe tra non molto integrarsi di un fondo di stabilità che dia spazio per intervenire alle Nazioni con scarsa liquidità.