Il cielo è biancorosso sopra a Budapest e non giallorosso come Josè Mourinho e i suoi speravano. In una notte infinita e maledetta per la Roma, ancora un portiere avversario che balla sulla linea e para, ancora una finale persa ai rigori, a festeggiare è il Siviglia che va sotto nel primo tempo grazie ad una prodezza di Dybala, ma resiste, prende il mano la partita e si riprende nella ripresa pareggiando su uno sfortunato autogol di Mancini. Sull’1-1 le due squadre ci provano fino alla fine dei 90′, ma la rete decisiva non arriva e si va ai supplementari. Anche nell’over time la partita non si sblocca e dopo un match che sembra infinito, dura infatti 143′ minuti con i recuperi, si passa alla lotteria dei rigori che premia gli spagnoli. Mendilabar e i suoi si portano a casa il settimo sigillo approfittando degli errori dal dischetto di Mancini e Ibanez. Il tabu andaluso delle finali mai perse rimane intatto, quello dell’invincibile Special One si spezza. Come detto, si va alla lotteria dei rigori dove, dopo gli errori di Mancini e Ibanez, c’è anche il brivido del rigore sbagliato da Montiel, e fatto ripetere dall’arbitro. E Dybala piange, consolato da tutti. Serata amara dunque per la Roma, la prima squadra italiana, impegnata nella prima delle tre finali, che vedono appunto in campo delle squadre italiane.
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