Le disastrose conseguenze dell’alluvione del 2 novembre in Toscana hanno evidenziato una realtà prevedibile ma devastante: le zone considerate a maggior rischio hanno subito il colpo più duro. L’eccezionale perturbazione ha riversato quasi 200 millimetri di pioggia in soli tre ore su un’area ristretta, trasformando i fiumi in flussi di fango e detriti. Sette persone hanno perso la vita, mentre i danni materiali ancora non sono stati completamente quantificati.
Le provincie più colpite sono state Prato, Pisa, Firenze e Pistoia, con il fiume Bisenzio che ha invaso le strade a Campi Bisenzio, nelle vicinanze di Prato, costringendo la circolazione a essere effettuata via gommoni.
L’evento, seppur con la sua repentina violenza, non è stato del tutto imprevisto, come sottolineato dal meteorologo Giulio Betti. I fattori di rischio erano noti, evidenziando la presenza umana in zone a rischio e i cambiamenti climatici come elementi comuni.
La pioggia improvvisa e abbondante ha drasticamente modificato il territorio, causando un’inondazione senza precedenti. “L’evento è stato repentino a causa di un sistema meteorologico stazionario che ha scaricato una quantità eccezionale di pioggia lungo il bacino del Bisenzio”, ha affermato Betti.
Secondo il meteorologo, la prevenzione attraverso allerte adeguate basate sui dati disponibili è cruciale, poiché il cambiamento climatico supera la velocità dei modelli statistici attuali.
Le Toscana, come dimostrato dalle mappe, era già nota per il suo rischio di alluvione. La provincia di Pisa, ad esempio, con oltre il 42% della popolazione a rischio moderato e oltre il 30% in provincia di Prato, mostrava un’elevata esposizione al rischio, come evidenziato dalle mappe dell’Ispra e del programma Copernicus dell’Unione Europea.
L’impronta umana nelle aree a maggior rischio è evidente: la trasformazione del territorio attraverso il cemento, sostituendo le aree verdi, ha contribuito al peggioramento delle conseguenze dell’alluvione. La coincidenza tra le zone a rischio idraulico e quelle colpite dall’alluvione è evidente.
Il cambiamento climatico richiede una maggiore consapevolezza e preparazione dei territori. I dati a disposizione sono cruciali per anticipare e mitigare le catastrofi, poiché, al passo attuale, tali eventi potrebbero diventare sempre più drammatici se non si adottano misure preventive adeguate.