Italia divisa tra minuto di silenzio e minuto di rumore in memoria di Giulia Cecchettin

Nelle scuole italiane, un minuto di silenzio è stato rispettato in memoria di Giulia Cecchettin e delle donne vittime di violenza. Il gesto è stato incoraggiato dal Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, ma molti licei hanno scelto un approccio diverso. Alle 11 di oggi, gli studenti hanno manifestato il loro dissenso con rumori di chiavi, pugni sui banchi e slogan contro la violenza.

L’omicidio di Giulia ha scosso profondamente l’opinione pubblica, innescando una valanga di emozioni in un’onda di riflessione, dolore e rabbia. Si è delineata una crescente consapevolezza del femminicidio e della necessità di affrontare la cultura dell’abuso che continua a mietere vite: in Italia, una donna viene uccisa ogni 48 ore. Questo tragico dato, attualmente a 83 vittime, ha spinto molte scuole a rifiutare il silenzio come segno insufficiente di protesta.

Giulia, una studentessa universitaria, avrebbe dovuto laurearsi la settimana scorsa e i suoi colleghi di Padova hanno espresso la loro opposizione al silenzio, gridando per una “rivoluzione culturale“, sostenuti anche dalle parole della sorella Elena. Questo spirito di cambiamento si è visto in una fiaccolata a Padova, dove migliaia di persone hanno commemorato la giovane uccisa.

Anche a Roma, centinaia di studenti si sono opposti al minuto di silenzio nei licei, preferendo fare rumore. Hanno utilizzato chiavi, megafoni, applausi e colpi sui banchi per esprimere il loro rifiuto verso una società patriarcale che genera violenza. Gli studenti hanno urlato “Mai più vittime” in una manifestazione contro la cultura dell’abuso e in sostegno di tutte le vittime di femminicidio.