SACRO – Esposizione di Gustavo Delugan nella Cripta di San Francesco di Paola


La mostra che quest’anno Gustavo Delugan propone nella Cripta di San Francesco di Paola a Caserta é intitolata SACRO e presenta in maniera caratterizzante una grande croce in legno “di riutilizzo” con due tipiche traverse “convergenti”, a simboleggiare l’abbraccio che Cristo rivolge a tutti i popoli della terra.

Subito accanto scopriamo la presenza di un bellissimo pastorale realizzato sempre con i cosiddetti pezzi di legno “spiaggiati”, opera nata per “le mani” del vescovo di Caserta don Pietro Lagnese e testimonianza emblematica di quella preziosità umana e sociale che ispirandosi alle note vicende dei pescatori di Portopalo di Capo Passero in Sicilia diventa il simbolo di una delle piaghe più profonde della società contemporanea. Quindi domina su tutte le opere in esposizione ancora una volta la tragedia dei migranti che continuano ad annegare nel mar Mediterraneo.

Il pastorale diventa il capolavoro della minimal art campana senza temere confronti con grandi opere lasciate a Napoli, e soprattutto nella sezione di Arte Contemporanea del Museo di Capodimonte, firmate dai vari Jannis Kounellis e Mario Merz. Gustavo Delugan s’ispira al concettualismo classico di stretto sapore intellettuale. Attraverso la Minimal Art, corrente nata dalle teorizzazioni dell’artista e filosofo Richard Wollheim nel 1965, Gustavo sviluppa sin dagli anni della sua formazione un linguaggio specificamente funzionalista.

In virtù di ciò e con decisione possiamo affermare che nell’attuale maturità aderisce a pieno titolo alla corrente del minimalismo internazionale in cui entrano in gioco oggetti appartenenti alla realtà quotidiana, a forme ed immagini che potrebbero apparire anonime e impersonali ma che assumono anche altre funzioni storicamente rappresentate dai ready-made di Marcel Duchamp.

Su questa linea di pensiero il linguaggio di Delugan, minimalista e strutturalista, contiene tutta la conoscenza dei materiali e soprattutto la passione per il legno, dichiarando apertamente la vigorosità delle sue radici, il Trentino, ovvero quel territorio fatto di alberi, di valichi e di montagne, che di fatto gli ha dato i natali. Successivamente naturalizzato campano trova in Casagiove la sua patria elettiva. Un concetto che in lui traspare da tante opere in sala come sempre realizzate con tecniche miste e dove il legno “di riutilizzo” é sempre al primo posto tra i materiali preferiti.

Sicuramente un appuntamento da non perdere per preparare i nostri animi ad una Pasqua di stretto sapore religioso d spirituale.

Mino iorio (Storico dell’Arte)