Il governatore Vincenzo De Luca e il vescovo Mimmo Battaglia hanno firmato oggi un importante protocollo d’intesa volto a riaprire alcune delle chiese storiche più significative della città di Napoli, con l’obiettivo di creare opportunità di lavoro per giovani in condizioni di disagio sociale.
Tra le chiese coinvolte nell’accordo, troviamo Sant’Aniello a Caponapoli, San Pietro a Maiella e San Pietro ad Aram, insieme ad altre sette chiese monumentali e storiche. Questo accordo, che è stato sottoscritto alla presenza del governatore De Luca e del vescovo Battaglia, mira non solo a offrire nuovi spazi accessibili ai cittadini e ai turisti, ma anche a ridirezionare i flussi turistici verso aree della città finora poco frequentate.
Uno degli elementi chiave del protocollo è la volontà di organizzare corsi di formazione per i giovani che vivono in situazioni di disagio, al fine di affidare loro la gestione delle chiese riaperte. Don Antonio Loffredo, responsabile del Museo diocesano e coordinatore del progetto di recupero, ha spiegato che si punta a mantenere l’accesso gratuito a questi luoghi storici mentre si creano nuove opportunità di lavoro per i giovani. Loffredo ha fatto riferimento all’idea di creare una fondazione che segua un modello simile all’azionariato popolare del Barcellona, con l’obiettivo di coinvolgere attivamente la comunità locale nel recupero e nella gestione delle chiese.
Secondo il protocollo, la Diocesi di Napoli metterà a disposizione i luoghi, mentre la Regione Campania si impegnerà a renderli funzionanti e agibili, oltre ad organizzare corsi di formazione per i giovani. Si prevede che i lavori di recupero e riapertura delle chiese saranno completati entro il Giubileo del 2025, in modo da integrare questi nuovi spazi nei percorsi turistici cittadini.
Questo accordo rappresenta un importante passo avanti nella valorizzazione del patrimonio storico e culturale della città di Napoli, mentre allo stesso tempo offre una preziosa opportunità di inclusione sociale e creazione di lavoro per i giovani più svantaggiati.