Il 27 giugno prossimo presso la Sala dell’Ostrichina al Fusaro, nel comune di Bacoli, sarà inaugurata la mostra dell’artista, recentemente scomparso, Nello Manfrellotti, e del fotografo Silvano Caiazzo. Si tratta di una bipersonale che già da alcuni mesi era stata messa in preparazione dal critico e storico dell’arte Mino Iorio in omaggio all’arte che rifiorisce nei territori della sua terra d’origine ma che troppo spesso finisce per essere svilita dalla disattenzione delle istituzioni e della politica locale.
Il titolo è “I Muri di Berlino” richiamando una bellissima installazione artistica dal titolo “Connessioni” realizzata presso la Colonia Creativa ITACA di Pomigliano d’Arco e inaugurata il 24 marzo scorso insieme a Valentina Casagrande, anch’ella fotografa molto impegnata e pronta a mettersi in gioco dinanzi ad una creatività emergente che ispirandosi ad un clima culturale maturato nelle atmosfere tipiche di alcuni locali storici pomiglianesi, come il Berlin Pub di via Terracciano, ha cercato di recuperare l’idea di una cultura cosmopolita protesa innanzitutto ad una ricerca artistica d’avanguardia.
In buona sostanza é il tentativo di ripercorrere gli anni della contestazione e, subito dopo, degli anni ‘80 che si concluderanno con la demolizione del famoso “Muro” che divideva la città di Berlino in due grandi macro-aree d’influenza politica e che ebbero in tutta Europa e soprattutto nei territori vesuviani e nella città di Pomigliano d’Arco – che ricordiamo é sede di uno dei poli industriali più importanti al mondo – grandi ripercussioni geopolitiche che divideranno l’opinione pubblica in almeno due visioni ben distinte: una di tipo conservatrice dedita a custodire ad oltranza l’identità ereditata dal passato, importante e significativa, ma di fatto “statica” dinnanzi alla realtà contemporanea in continuo cambiamento; un’altra pronta a partecipare al grande processo di svecchiamento attualizzando le proprie identità Pop e ispirandosi a quella straordinaria stagione caratterizzata dalla “protesta sociale” e dall’affermazione delle conquiste della classe operaia che forse in città non ha mai ottenuto un riconoscimento definitivo di legittimazione al diritto “di residenza e di dimora” relegata com’è da sempre nei quartieri delle Palazzine, nel cuore della città “nuova”, di via Sulmona e, in parte – relazionandosi direttamente con la città di Napoli del post terremoto del 1980 – nelle strutture del Parco Partenope.
Sul piano artistico continua dunque quel dialogo creativo che mette a confronto caratteri e personalità ponendo come centrale il tema della riappropriazione di quei valori esistenziali collegati alla dimensione umana più autentica. L’ambiente, la tradizione basata su forme, colori e materiali coesistono diventando le icone che testimoniano il ritorno ad una cultura semplice ed espressiva ed in una sola parola POPOLARE che ovviamente non vuol dire cultura subalterna e di periferia tale da essere assoggettata all’ordinarietà delle emozioni e sminuendone la qualità affettiva relativamente alle attività umane.
Tutt’altro.
Una profonda riflessione sulla cultura che vede l’uomo combattere l’impoverimento interiore generato dal consumismo. Una visione che vede la solitudine, il disagio sociale, il legame con la terra e con il lavoro quel repertorio dai caratteri problematici tipici di quei popoli che da generazioni vivono all’ombra di un grande vulcano come il Vesuvio, la cui maestosità, visibile dalle cortine montuose dell’avellinese a quelle del casertano, fino ai Campi Flegrei, é affiancata e in parte “coperta” dal Monte Somma, “a’ Muntagna e stu core” come celebrano i versi del poeta Gino Auriemma e che costituisce il nume prottettore all’ombra del Grande Cratere di colore Rosso Scuro.
Luoghi in cui la ricerca antropologica acquista un senso dominante e dove la voce di Marcello Colasurdo echeggia dalle viscere del terreno dalle cavità della montagna. Un boato quasi sempre accompagnato dalla Tammorra, lo strumento principale che è “proprietà del popolo” che riesce a riprodurre quel “battito” della terra come unico ritmo che anima e regola l’energia vitale di ognuno di noi. Ogni giorno!
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