Per rendersene conto basta recarsi dalle parti di via Emanuele de Deo, uno dei vicoli che incrocia la centralissima via Toledo e s’inerpica verso Corso Vittorio Emanuele, dove ha sede il murale dedicato al numero 10 più famoso della storia del calcio, che a Napoli ha passato i sette anni più felici e prolifici della sua carriera. Un’opera di street art che, secondo i dati raccolti dalle agenzie di viaggio, l’anno scorso è stato (con i suoi sei milioni di visitatori) il secondo sito turistico più visitato d’Italia, dopo il Colosseo e prima degli Scavi di Pompei
Purtroppo, o per fortuna, una biglietteria ancora non c’è e, dunque, non c’è nemmeno l’evidenza empirica di una simile performance. Ma il ritorno economico per il circondario e l’indotto generato si percepisce già a occhio nudo. Almeno, per la parte “in chiaro”, la conferma arriva dai numeri che Unioncamere/Infocamere, con un lavoro di georeferenziazione, ha elaborato in esclusiva per Il Sole 24Ore: nel raggio di un chilometro quadrato dal murale lo stock delle attività economiche censite dal Registro delle imprese è cresciuto del 5,5% rispetto al 2019, quando Maradona era ancora vivo e non c’era ancora stato il Covid-19, e del 6,5% rispetto al 2021, quando ormai era deceduto da circa un anno. Risultati in controtendenza con il resto della città che, a oggi, non sembra essersi ancora lasciata alle spalle i postumi della pandemia e vede il totale delle attività commerciali, sia rispetto al 2019 (-0,7%) sia rispetto al 2021 (-4,5%), in calo nonostante la rinnovata allure turistica abbia prodotto un’impennata di hotel, bed and breakfast, ristoranti e pizzerie.