Un importante intervento coordinato dalla Procura della Repubblica ha portato al sequestro di un impianto di gestione rifiuti a Caivano, nel napoletano. I Carabinieri del Gruppo per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica di Napoli, supportati dal Comando Provinciale, hanno eseguito il provvedimento emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Napoli Nord.
Il decreto di sequestro preventivo ha interessato una società che si occupa della gestione dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata di 75 Comuni delle province di Napoli, Caserta e Salerno. Le indagini hanno portato alla denuncia del legale rappresentante della società per lo scarico abusivo di reflui industriali e la gestione illecita dei rifiuti, in violazione del Decreto Legislativo 152/2006.
L’azienda, che opera su un’area di circa 40.000 metri quadrati, è specializzata nel recupero di carta e cartone per la produzione di Materia Prima Seconda (MPS), conosciuta come “End of Waste”. Tuttavia, è emerso che parte dei materiali trattati, come plastica e rifiuti non riciclabili, veniva gestita in modo non conforme alle autorizzazioni, evidenziando gravi carenze sotto il profilo ambientale.
Rifiuti non conformi e scarichi abusivi
Le investigazioni, svolte in collaborazione con l’ARPAC, hanno rivelato che i rifiuti dichiarati come “recuperati” non soddisfacevano i requisiti di legge. Questi materiali erano contaminati da impurità e stoccati all’aperto senza protezioni adeguate, con il rischio di dilavamento e dispersione di percolati nella rete fognaria pubblica.
Ulteriori irregolarità sono state riscontrate nella gestione delle acque reflue. Grazie all’utilizzo di traccianti colorati, è stato accertato che i reflui industriali venivano scaricati direttamente nel collettore della zona ASI, bypassando l’impianto di trattamento chimico-fisico-biologico previsto dalle normative. Questo comportamento, oltre a violare le autorizzazioni regionali, ha comportato un significativo risparmio sui costi di gestione per l’azienda, causando però potenziali danni ambientali.
Nomina di un amministratore giudiziario
Per evitare ulteriori rischi ambientali, il sequestro mira a garantire il ripristino delle attività nel rispetto delle normative. Il GIP ha nominato un amministratore giudiziario con il compito di gestire l’impianto secondo le prescrizioni tecniche, evitando ulteriori violazioni.
Indagini nella Terra dei Fuochi
L’operazione si inserisce in un’indagine più ampia della Procura per identificare altre fonti di inquinamento nella cosiddetta “Terra dei Fuochi”, un’area già fortemente compromessa dal punto di vista ambientale. Gli investigatori proseguono le attività per individuare ulteriori responsabilità e contrastare i crimini ambientali.
Questa azione congiunta tra Procura, Carabinieri e ARPAC rappresenta un passo significativo nella tutela del territorio e nella salvaguardia della salute pubblica, ponendo un freno a pratiche illecite che mettono a rischio l’ecosistema.